RECENSIONI

Edvard GRIEG, Complete piano music 4-hands by Laurent Mineau and Jacques-Philippe Saint-Gerand […] La merveilleuse interprétation des deux pianistes nous offre là un album absolument recommandable. Avec fougue, et subtilité lorsque nécessaire, le couple à la ville formé par Roberto Plano /... Read More

Edvard GRIEG, Complete piano music 4-hands by Laurent Mineau and Jacques-Philippe Saint-Gerand

[…] La merveilleuse interprétation des deux pianistes nous offre là un album absolument recommandable. Avec fougue, et subtilité lorsque nécessaire, le couple à la ville formé par Roberto Plano / Paola Del Negro est le parfait interprète de ces musiques retravaillées, très souvent attachantes par le naturel de leurs mélodies populaires. Un enregistrement à ne pas manquer..”

 

 

CLIC MUSIQUE!

ROBERT SCHUMANN, Integrale per pianoforte a 4 mani - Recensione a 5 stelle […] Convincente l'interpretazione di Roberto Plano e Paola Del Negro, uniti nell'arte e nella vita. Il loro suono è molto bello, sempre sensibile al fascino della scrittura... Read More

ROBERT SCHUMANN, Integrale per pianoforte a 4 mani – Recensione a 5 stelle
[…] Convincente l’interpretazione di Roberto Plano e Paola Del Negro, uniti nell’arte e nella vita. Il loro suono è molto bello, sempre sensibile al fascino della scrittura e della poetica schumanniana. Risolvono brillantemente i passaggi più rischiosi mantenendo costante la tensione narrativa e la qualità timbrica. Ben curata la dinamica e l’agogica. Il loro Schumann è luminoso e incredibilmente ricco di pathos e di colori, dettato da grande profondità interpretativa. Non mancano lirismo, virtuosismo, ricchezza, sfumature ed entusiasmo.”

Alberto Cima

MUSICA

Andrea LUCHESI (1741-1801), SONATAS op. 1 , di B. Van Boer "Roberto Plano keeps the tempos moving right along, and his bright technique is evident everywhere. Luchesi is not known here for his thoughtful and introverted music, and Plano keeps the... Read More

Andrea LUCHESI (1741-1801), SONATAS op. 1 , di B. Van Boer

“Roberto Plano keeps the tempos moving right along, and his bright technique is evident everywhere. Luchesi is not known here for his thoughtful and introverted music, and Plano keeps the lively tone going, even as he emphasizes some of the odd twists and turns in the harmony and ornamentation. While some might prefer this be performed on a fortepiano of the time, a modern instrument is equally adept at bringing out the nuances under his capable hands. In short, this is a nice disc of interesting and competent works, well worth having.”

FANFARE MAGAZINE

Robert SCHUMANN (1810-56), Complete Music for Piano 4-Hands , di J. Harrington "I have enjoyed this program many times. Plano and Del Negro play as one, and their musicality brings all 42 of these little pieces to life. Like much of Schumann'... Read More

Robert SCHUMANN (1810-56), Complete Music for Piano 4-Hands , di J. Harrington

“I have enjoyed this program many times. Plano and Del Negro play as one, and their musicality brings all 42 of these little pieces to life. Like much of Schumann’ solo piano music, these are groups of short pieces: 8 Polonaises, 12 Duets for Small and Large Children, 6 Pictures from the East, 9 Ball-Szenen, 6 Kinderball pieces, and one short isolated piece. Since this current release limits itself to music originally composed for piano duet, it is a perfect complement to the Eckerle Piano Duo series on Naxos, which is up to its fifth volume of Schumann music arranged for piano duet.

Brilliant’s recorded sound is excellent, as are the notes. That makes this release much more than a complete set for your library.

There are nuances and surprises at every turn. For anyone who enjoys Schumann’s piano music, this is an essential set of relatively unknown works in a very familiar style, but a slightly different medium.”

AMERICAN RECORD GUIDE

Robert SCHUMANN (1810-56), Complete Music for Piano 4-Hands , di Ivana Popovic

THEWHOLENOTE

Paolo Paliaga, Roberto Plano ‘Inspiration. Improvisations for two pianos’, di Filippo Focosi

KATHODIK

Schumann, integrale delle musiche per pianoforte a 4 mani, di Alberto Cima

MUSICA

Robert Schumann’s Delightful Four-Hand Works , di Stephen Smoliar

THE REHEARSAL STUDIO

Robert SCHUMANN (1810-56), Complete Music for Piano 4-Hands , di Philip Borg-Wheeler

MUSICWEB INTERNATIONAL

Il recital di Plano stracolmo di abilità, musicalità e gusto, di Peter Jacobi

HERALD TIMES

Plano joins Omni Quartet on CIPC Concert Series, by Daniel Hathaway

CLEVELANDCLASSICAL.COM

Belle découverte du compositeur Andrea Luchesi, by Maciej Chiżyński

RESMUSICA - Musique classique et danse

Recensione a 5 stelle di Luca Segalla sul numero di Maggio 2019 di MUSICA - Luchesi, Brilliant Classics

MUSICA

Le indefinibili Sonate di Luchesi eseguite superbamente, di Jed Distler

CLASSICSTODAY.COM

La questione “chi erediterà il mantello?” dei grandi pianisti del passato – Horowitz, Rubinstein, Cziffra, Casadesus – ancora provoca dibattito; ma nel caso dell’interpretazione di Roberto Plano delle Harmonies Poétiques et Religieuses di Liszt possiamo acclamarlo come l’erede di Jorge... Read More

La questione “chi erediterà il mantello?” dei grandi pianisti del passato – Horowitz, Rubinstein, Cziffra, Casadesus – ancora provoca dibattito; ma nel caso dell’interpretazione di Roberto Plano delle Harmonies Poétiques et Religieuses di Liszt possiamo acclamarlo come l’erede di Jorge Bolet.

GARY LEMCO, Audiophile Audition

Plano Pluperfect, by David Moran

THE BOSTON MUSICAL INTELLINGENCER

Roberto Plano: Franz Liszt Harmonies Poétiques et religieuses, di Michael Straeter - ll pianista italiano Roberto Plano ha registrato il ciclo Armonie poétiques et religieuses di Liszt (1853 versione, S 173) per l'etichetta Decca. Questo è un ciclo con un’origine... Read More

Roberto Plano: Franz Liszt Harmonies Poétiques et religieuses, di Michael Straeter

– ll pianista italiano Roberto Plano ha registrato il ciclo Armonie poétiques et religieuses di Liszt (1853 versione, S 173) per l’etichetta Decca. Questo è un ciclo con un’origine lunga e complicata, in cui spicca il brano più conosciuto e probabilmente più notevole, Funérailles. Le versioni del ciclo (e le molte versioni dei suoi brani) non solo caratterizzano la ricerca di tutta la vita di Liszt per l’espressione musicale della sua religiosità ed estetica, ma sono anche i semi di cristallizzazione nel suo sviluppo come compositore ed artista.
Incisioni complete, specialmente delle prime versioni del ciclo, come quella del 1847, sono sfortunatamente rare. Roberto Plano, che ha deciso di registrare la versione attualmente più conosciuta, quella del 1853, ha realizzato un’incisione di grande successo. Perché in ogni momento è capace di dedicarsi alla complessità espressiva del ciclo, immergersi in esso senza scomparire, senza preferire alcun solo pensiero musicale ma scegliendo un grande atteggiamento dominante.
Preghiera silenziosa, dolore che confina con un silenzio crescente, estasi visionaria, ardente desiderio religioso (ed erotico), questo ed ancora altri colori possono essere trovati nello spettro del ciclo. Plano non li macchia, e non li applica con un pennello troppo largo. A volte la sua interpretazione ha anche il coraggio di cercare il frammentario, con cui riesce a isolare il dettaglio.
Plano riesce così a portare brillante luce nel più piccolo angolo dello spartito portandolo a splendere come un gioiello. La sua rappresentazione trasuda grande maturità, calma e dominio e non sembra mai forzata. Sembra non esserci limite alla sua espressività pianistica, quello che più conta, tutto è totalmente al servizio della composizione che sta suonando.
Plano non tiene conto di modelli di interpretazione tradizionali e atteggiamenti da showman, ma ha sviluppato con grande convinzione una sua propria interpretazione, da prendere davvero sul serio, e le cui bellezze interpretative e musicali non possono essere narrate qui in dettaglio. E così deve essere vista come logica una scelta insolita come quella del pianoforte Fazioli F278, chiamato “Mago Merlino”, uno strumento al quale ci si deve inginocchiare per una bellezza del suono che in questa incisione così significativa di Roberto Plano non basta mai.

DEUTSCHE LISZT-GESELLSCHAFT

Piano from a lofty Plano, by Elisa Birdseye

THE BOSTON MUSICAL INTELLINGENCER

It's a beautiful day for a concert, let's hear two, by Greg Hettmansberger

GREG HETTMANSBERGER, WhatGregSays

Classical music: Farley's Salon Piano Series shines again with duo pianists Roberto Plano and Paola Del Negro, by Jacob Stockinger

JACOB STOCKINGER, The Well-Tempered Ear

Recensione a 5 stelle disco Decca, di Claudia Abbiati

AMADEUS

"Symphony review: Sounds of Europe is an infectious triumph", by R. F. Yeager

PENSACOLA JOURNAL

Il Liszt poetico e religioso di Roberto Plano", di Paola Parri

PIANOSOLO.IT

Le Armonie di Liszt, poetiche e religiose", di Gian Paolo Minardi.

LA GAZZETTA DI PARMA

Liszt, ma quale virtuosismo, fu un anticipatore", di Francesco Di Marco

CULTWEEK

Roberto Plano’s broadly conceived, brilliantly executed recital Thursday at Brock Recital Hall was a reminder that virtuosity is not limited to flashy showmanship; it is a union of mind and heart. In Birmingham to judge Samford University’s Morris Piano Festival... Read More

Roberto Plano’s broadly conceived, brilliantly executed recital Thursday at Brock Recital Hall was a reminder that virtuosity is not limited to flashy showmanship; it is a union of mind and heart.

In Birmingham to judge Samford University’s Morris Piano Festival and Competition and to conduct master classes, the Italian pianist delivered a wide-ranging program that spanned two centuries. Most remarkable was the opening set of five seemingly disparate works, performed without pause, that Plano molded into a cohesive whole.

The simplicity of Andrea Luchesi’s Andante in F major, played with transparency and delight, began the set. A champion of this lesser-known 18th century composer, Plano has recorded several works by him, in the process unearthing a cadenza for a Mozart concerto that Luchesi penned. From there, Plano unhesitatingly time-traveled to the 20th century for Luciano Berio’s “Wasserklavier” and “Luftklavier” before retreating to a sonata by Domenico Cimarosa, a contemporary of Luchesi and Mozart. He ended in 1997 Turkey with Fazil Say’s “Black Earth,” a folk-driven score inspired by a song by Turkish poet and songwriter Aşık Veysel.

Connections were seamless and remarkably lucid, Plano tying each final note to a new beginning. The music he chose mattered, but so did his execution.

Three Preludes by Claude Debussy, each capturing a different aspect of Impressionism, followed. The Spanish rhythms and bluesy harmonies of “La Puerta del vino” led to the cloudy whole-tone evocations of “Voiles” and vivid urgency of “Ce qu’a vu le vent d’Ouest.”

Two works from Franz Liszt’s “Harmonies poetiques et réligieuses” bridged the intermission, Plano tapping into the sweep, grandeur and introspection of “Invocation” and “Bénédiction de Dieu dans la solitude.” Brahms’ Theme and Variations in D minor further affirmed Plano’s wide expressive palette, the work’s powerful runs and brooding temperament coalescing into poetic majesty.

Alberto Ginastera’s five-movement “Suite de danzas criollas” brought out the pianist’s jazzier side with its slow, yearning harmonies and plaintive melodies, ending with a show of pianistic strength in the muscular finale. Plano took it a notch further in the encore, Friedrich Gulda’s “Play Piano Play” No. 6, a technical tour de force of jazz rides and impossibly fast repeated notes and scales.

ARTS BHAM

Paolo Paliaga e Roberto Plano, Inspiration (2014), recensione a 5 stelle di Paola Parri

PIANOSOLO.IT

Recensione a 5 stelle di Luca Segalla sul numero di Settembre 2014 di MUSICA

MUSICA

NBSO season off to a spellbinding start, by Laurie Robertson-Laurant

THE STANDARD TIMES

MUSIC REVIEW: Plano Recital - pianist makes stunning local debut at Auer Hall, by Peter Jacobi When one thinks about it, there must be an awful large number of good pianists around the world today, maybe an over population. They... Read More

MUSIC REVIEW: Plano Recital – pianist makes stunning local debut at Auer Hall, by Peter Jacobi

When one thinks about it, there must be an awful large number of good pianists around the world today, maybe an over population. They just keep coming along, new talents introduced on recordings or making debuts in one or another concert hall or winning a prestigious competition, new and younger talents still working at their craft in schools and conservatories but already showing their promise. We’ve heard more than a handful of pianists during the past month, visitors who came because of the Edward Auer Piano Workshop or the Summer Piano Academy, visitors with names familiar and not so. The name Roberto Plano was among those barely known to me, even though he offers a biography already laden with achievements. Just read his bio in the Summer Music program and be amazed. Fortunately, his prowess was better known to Karen Taylor, the highly knowledgeable director of the Piano Academy, who wisely enticed him to come here. On Tuesday evening in Auer Hall, Roberto Plano made his local debut. It was nothing less than stunning. This fellow truly commands the piano, lovingly but with absolute control. There were moments, extended moments, when he was accomplishing feats not meant to be accomplished. Granted, I’ve felt that way from time to time about others during my decades of listening. But I’m going to be following Signor Plano’s career more carefully. He is most assuredly a technical wizard, fun to watch and listen to. Fortunately, he’s more than that. In a recital of unusual selections, he proved his innate musicality. There were no sonatas on his program; that’s a departure from the norm. But he chose repertoire definitely worthy of his attention and ours. How could he fail to win favor with music of Bedrich Smetana to open: “Sketches,” four of them with a lyricism to melt the heart, and short sound paintings called “Characteristic Pieces,” a flamboyant one “To Robert Schumann,” an outdoors “Wayfarer’s Song,” and a topsy-turvy “It boils and it roars.” Plano gave Smetana’s very Czech music almost an improvisatory feel, fresh and free, and yet also the clarity that comes from careful preparation. From the wide swath of keyboard material that Alexander Scriabin left, Plano first took the Prelude and Nocturne for the Left Hand, display items requiring control and sensitivity; the Nocturne proved particularly radiant. To the composer’s Two Impromptus, Opus 14, he awarded color while highlighting their unusual sonorities, bridging Romanticism and Modernity. Scriabin’s “Vers la flamme,” (“Toward the Flame”) is a showpiece that increasingly dazzles and contains an almost uncontainable climax, of which the pianist made the most. Dealing with Debussy means, as a given, that the pianist must conquer technical mountains, which Plano did in three of the Preludes. To the technical conquest he added the other must: mood. “Voiles” (“Sails”) made one feel the wind and water. “La Puerto del Vino: Mouvements de Habanera” (“The Door to the Vineyard: in the Motion of a Habanera”) was thrillingly Spanish in essence. “La cathedrale engloutie” (“The Sunken Cathedral”) is a sonic marvel deeply suggestive of the title, and Plano fully caught its mystery. “Sursum Corda” (“Lift Up Your Hearts”) from Franz Liszt’s “Annees de Pelerinage,” his reflections on travels made, was realized up to its mighty climax and served as pathway to one of the composer’s most interesting and demanding operatic paraphrases, “Reminiscences de Norma,” built on themes from Bellini’s “Norma.” The technical demands here are superhuman. Plano more than met them. His performance was absolutely breathtaking. 12/07/2014

HERALD TIMES

Bedrich Smetana, Piano Music - Le impressionistiche sfumature di Roberto Plano, di Bruno Belli

CLASSICAONLINE

Omaggio a Mozart e al suo tempo - Inaugurata la dodicesima edizione dei Concerti alla Casa della Musica, di Gian Paolo Minardi

LA GAZZETTA DI PARMA

Baglioni alla Fazioli Hall - Tra il pubblico per ascoltare l'Orchestra Busoni e Roberto Plano, di Valentina Silvestrini

IL GAZZETTINO

INTERVISTA CON ROBERTO PLANO - Il Pavarotti del pianoforte, di Filippo Michelangeli

SUONARE NEWS

Review: Roberto Plano balances brain and brawn, by Adam Parker In an eclectic program Tuesday night at the Sottile Theatre, pianist Roberto Plano offered a fine balance of braininess and passion. No matter what he played, whether Scarlatti, Smetana or... Read More

Review: Roberto Plano balances brain and brawn, by Adam Parker

In an eclectic program Tuesday night at the Sottile Theatre, pianist Roberto Plano offered a fine balance of braininess and passion. No matter what he played, whether Scarlatti, Smetana or Liszt, the young Italian carried it off with a relaxed technique and demeanor that betrayed little ego. Plano’s evident goal was to do justice to the music. Plano’s recital was part of the College of Charleston’s International Piano Series, one of four offered this school year. The first half of his program was an experiment. Plano decided to inject short ballades by the contemporary Turkish pianist-composer Fazil Say between works by Italian composers working primarily in the 18th century. The best of the first half was the pair of sonatas by Domenico Scarlatti, played with flair and feeling. The rarely heard sonatas in the Classical style by Galuppi, Luchesi and Cimarosa were perfectly articulated, with great care given to the voicing. Plano had a way of letting the melodies played by the right hand ring out strongly while the left hand provided harmony and texture that was itself distinct even if played more softly. The fireworks came in the second half, first with a pair of short, lovely Impromptus (op. 14) by Alexander Scriabin. For all of Plano’s apparent interest in the Classical repertoire, he played this late-Romantic work with an extra degree of love and admiration. The braininess and passion still mixed in equal proportion, but the result – that gush of sound – was much more invigorating. Smetana followed Scriabin: Sketches, op. 4. This was a set of four short pieces, “Prelude,” “Idyll,” “Memory” and “Persistent Endeavor,” which Plano delivered in a way that satisfied the part of the brain that controls basic emotions, I think it’s called the amygdala, while at the same time feeding the dorsolateral prefrontal cortex, which controls executive functions and abstract reasoning. That’s the particular magic of Plano: he gets you to feel and think simultaneously. The concert ended with a truly sensational interpretation of Liszt’s piano transcriptions of Isolde’s Liebestod from Wagner’s “Tristan und Isolde” and the Miserere from Verdi’s “Il Trovatore.” Here, all of Plano’s skills – his excellent technique, braininess, self-effacement and soul-stirring expressivity – reached their apex. The Liebestod was especially moving, with its tremolos and bittersweet melody; the Miserere was a feat only the finest of pianists can pull off. Besides being big and loud, it covers the full range of the keyboard and embeds the melody in the middle voice while both hands are playing fast arpeggios. Plano, despite the speed at which his fingers flew, made every note clear and brought forth the melody for all to hear. It was a stunning performance. He returned to the stage to play a short encore by the 20th century Austrian pianist-composer Friedrich Gulda, and pushed the Steinway to its limit with fast, staccato, two-handed rhythmic flurries that combined classical and jazz styles. It was a show piece, and great fun. Plano’s hands were a blur. 23/01/2014

THE POST AND COURIER

SE LA "LINGUA" CLASSICA E' PATRIMONIO EUROPEO, di Angelo Foletto

SUONARE NEWS

QUI PIAZZA VERDI DI RADIO RAI 3 - ROBERTO PLANO INTERPRETA LUCHESI, di Luca Segalla

LA PREALPINA

RITORNA ANDREA LUCHESI, MAESTRO DI BEETHOVEN, di Stefano Bianchi

IL PICCOLO

IL CLASSICO IN DISCOTECA - Un cd per riaprire il caso Luchesi, compositore-ombra, di Gian Paolo Minardi

LA GAZZETTA DI PARMA

Roberto Plano, un pianista da copertina, di Luca Segalla

LA PREALPINA

Andrea Luchesi, 6 Sonate op. 1, di Bruno Belli

CLASSICAONLINE

Il giallo di Mozart nelle mani di Plano, Pianista e archeologo della musica, di Davide Ielmini

LA PROVINCIA

Andrea Luchesi - Sonates et rondos pour piano - Roberto Plano, piano, di Pierre Vassal

CLIC MUSIQUE

La Printomnale d'Intermezzo: un concert plain de folie, de gaieté et de tendresse - Un quatour de pianistes se dispute un clavier, pour le meilleure et pour le rire. Vittorio Forte, Paola Del Negro, Roberto Plano et Ines Maleviolles étaient... Read More

La Printomnale d’Intermezzo: un concert plain de folie, de gaieté et de tendresse – Un quatour de pianistes se dispute un clavier, pour le meilleure et pour le rire. Vittorio Forte, Paola Del Negro, Roberto Plano et Ines Maleviolles étaient déchainés, entre virtuosité et gags
by Catherine Poncet

LE DAUPHINE' LIBERE'

LA CADENZA RITROVATA FIRMATA MOZART, di Liliana Bamboschek

IL PICCOLO

SCRITTO DA MOZART PER LUCHESI, di Luca Segalla

LA PREALPINA

Memorable kickoff to 2012-13 Tupelo Symphony season by Robert Bruce Smith TUPELO – Area music lovers are in for a real treat if the Tupelo Symphony Orchestra’s new 2012-13 season lives up to its fine opening performance at Link Centre... Read More

Memorable kickoff to 2012-13 Tupelo Symphony season by Robert Bruce Smith

TUPELO – Area music lovers are in for a real treat if the Tupelo Symphony Orchestra’s new 2012-13 season lives up to its fine opening performance at Link Centre Concert Hall on Saturday, Oct. 20.
Madly frolicking Ukrainian witches, sensuous Oriental dances, plus the incredible Rachmaninoff Piano Concerto No. 2 – music director Steven Byess and his energized TSO musicians pulled out all the stops to give their packed-house audience an extraordinary evening of Russian-themed sonic brilliance.
Things quickly got underway with 19th-century Russian composer Modest Mussorgsky’s seasonally-appropriate dance of spooky horror, “Night on Bald Mountain.” Neglected during the composer’s lifetime, it was Nikolai Rimsky-Korsakov (another Russian musical great) who ultimately turned Mussorgsky’s macabre tone poem into the spectacular orchestral showpiece we usually hear today. In 1940, Walt Disney featured its wildly colorfully music in his beloved film classic, “Fantasia.”
Depicting witches ceremonially cavorting on an eerie Ukrainian mountaintop at midnight, “Bald Mountain’s” wild musical mayhem received a stellar performance in Tupelo. Obviously determined to make opening night unforgettably dazzling, Byess and the TSO interpreted Mussorgsky’s savage rhythms and wailing melodies with astonishing force. One listener thoroughly blown away by the TSO’s fiery music-making was well-known Tupelo filmmaker Rex Harsin. During intermission he told me “There’s one word you’ve got to use in describing ‘Bald Mountain,’ and that’s ‘intoxicating.’” Well here it is, Rex, “Intoxicating” – and was it ever!
Alexander Borodin’s lively and exotic “Polovtsian Dances” came next.
Sergei Rachmaninoff’s Concerto No. 2 for Piano and Orchestra in C minor occupied the evening’s second half. Debuted in Moscow more than 100 years ago, “Rach-2” (as it’s widely known) now tracks near the top of virtually every chart devoted to worldwide classical favorites. You’ve got to be either very foolish or very good even to imagine yourself capable of performing this fiendishly difficult 32-minute spellbinder in public. At times, the score is almost totally black with lightning-fast notes.
Joining the TSO in performing Rach-2 last Saturday was award-winning Italian pianist Roberto Plano, who quickly showed he had that rare blend of dazzling technique and lyrical musicianship indispensable for breathing life into Rachmaninoff’s passionately Romantic phrases.
Charmingly modest as he seated himself before the TSO’s gleaming black Steinway, Plano was soon roaring like a lion as the concerto’s immensely powerful first movement rhythmically unfolded in all its glistening multihued turbulence. Likewise in the remaining two movements, Plano shared a sense of intense musical camaraderie with orchestra and instrumental soloists – especially with flute and clarinet in the dreamy Adagio – that made Rach-2’s dynamically explosive grand finale particularly joyful and incandescent.
In addition to this exciting performance however, the night’s artist also had an unusual musical extra up his sleeve. Returning onstage for further bows, Plano then said he wanted to “relax,” take off his tailcoat, and play “something I put together just for Tupelo.” So what does a personable European piano virtuoso…star of great symphony halls…winner of the coveted Cleveland Competition, etc., choose to offer an admiring Tupelo audience?
Elvis.
Oh yes! Plano gave us an Elvis medley (“Can’t Help Falling in Love with You,” “Love Me Tender,” “Now or Never,” plus two others) performed with the kind of effortless pizzazz and masterful simplicity only truly great artists can effectively pull off. The King would doubtless have been delighted – and on this happy note did the TSO kick off its 41st season of bringing great symphonic music to the people of Northeast Mississippi.

DAILY JOURNAL

Bravostürme im Rittersaal: Vom Rokoko zu romantischer Klangpracht, by Christel Voith Link

SCHWABISCHE ZEITUNG

BRAHMS Piano Sonata No. 3 in f. 6 Piano Pieces, op. 118  Roberto Plano (pn)  ARKTOS 200691 (65:52) - Review by Jerry Dubins The name Robert Plano sounded so familiar to me, I was sure I’d encountered him... Read More

BRAHMS Piano Sonata No. 3 in f. 6 Piano Pieces, op. 118  Roberto Plano (pn)  ARKTOS 200691 (65:52) – Review by Jerry Dubins

The name Robert Plano sounded so familiar to me, I was sure I’d encountered him somewhere on disc before. But search as I might through reviews past and present, not only could I not find anything by him I’d reviewed myself, but nothing showed up for him as a header in the Fanfare archive. But it kept nagging at me and so I kept digging. At last I found it. There it was in the Collections section of the 30:2 (Nov-Dec, 2006) issue, under the heading of “ENCORE!” a review of the finalists at the 12th Annual Van Cliburn International Competition, and buried within it was a single mention of Robert Plano as one of the top prize winners. At least it reassured me that I wasn’t hallucinating…again. If you visit Plano’s website (robertplano.com), you’ll find that he has quite a few CDs to his credit, but most are on small or private labels that don’t have much presence in the U.S., and so you will not find them listed on the major mail order sites. I gather from the current release that it’s underwritten or somehow sponsored by Honens, Canada’s leading presenter of piano music and founder of the Honens International Piano Competition, of which Plano is the 2003 Laureate. Plano is an Italian pianist with a trophy-room full of awards and international concertizing career. Yet, despite his having recorded a number of CDs for various labels (as noted above), you could say that this 2006 Canadian disc, is Plano’s debut to Fanfare’s readers, and it comes in major, heavily contested repertoire. Among Brahms’s earliest solo piano works are three epic sonatas, the last of them in F Minor and in five movements, being the biggest of the three. Herculean as it is, the colossus is easily conquered by Plano’s steely strength and resolute determination. He possesses the muscle and endurance to exert control over the score, but having subjugated its combative Allegro maestoso, Plano offers his captive a genuine gesture of kindness and compassion in the Andante espressivo. Snapping out of metaphor mode, I’m simply saying that Plano has both the technical and musical aspects of Brahms’s sonata fully within his grasp. This is a performance at once as powerful as it is poetic. There are lots of alternatives, of course, to consider. I omit Hardy Rittner from this list, for though his recent recording of the piece impressed me very favorably, he is engaged in recording Brahms’s solo piano works on instruments of the composer’s period, so his version is in a different category. But for performances on modern concert grands I was so taken with an entry by Sheila Arnold in 32:3 that I declared it to be my new benchmark for Brahms’s Third Sonata for some time to come. I won’t say that with the arrival of Plano Arnold’s time has come and gone, but I can say that he runs her a race too close to call. Forty years later, in 1893, at the age of 60, Brahms composed his penultimate set of works for solo piano, the six pieces of op. 118. Finding themselves far removed from the content, form, style, and expression of the youthful sonatas, not all pianists are equally comfortable in late Brahms. I’ve previously sung the praises of Nicholas Angelich in these valedictory pieces, but I very much like Plano’s way with them as well. He takes a few liberties with the scores, namely, introducing subtle luftpausen at phrase junctures and points of articulation, but I find them quite in keeping with the poignant character of the music; they seem to enrich the wistful nostalgia inherent in these very personal, intimate utterances. With this release, Plano proves himself a significant keyboard talent and a Brahms interpreter of keen insight. Plano’s piano is not identified, but the recording of it captured by Arktos’s engineers in the Banff Centre in Banff, Alberta, is open and natural sounding, and has excellent depth and dimensionality. Strongly recommended. Jerry Dubins

FANFARE MAGAZINE

Henschel Quartett, perfetta macchina musicale - Successo al Verdi per l'ensemble tedesco e il pianista Roberto Plano, di Antonio Ligios

LA NUOVA SARDEGNA

Recensione Sky Classica

SKY CLASSICA

ROBERTO PLANO SULLE ORME DI POLLINI E UTO UGHI di Paola Pariset Roberto Plano ha suonato alla IUC, l`Istituzione Universitaria dei Concerti alla Sapienza, che per scelta ha preferito sempre giovani emergenti, con gli anni puntualmente confermatisi talenti del futuro,... Read More

ROBERTO PLANO SULLE ORME DI POLLINI E UTO UGHI di Paola Pariset

Roberto Plano ha suonato alla IUC, l`Istituzione Universitaria dei Concerti alla Sapienza, che per scelta ha preferito sempre giovani emergenti, con gli anni puntualmente confermatisi talenti del futuro, quali Maurizio Pollini e Uto Ughi. Roberto Plano in realta` e` arrivato con le spalle coperte dal manto di premi di prestigio: ha infatti interpretato con rara precisione e sensibilita`un programma tutto sulle preziose sonorita` del tardo romanticismo. Tre minuti primi di ritardo collettivo per il traffico post-neve, interpretati con inflessibile rigore da una mascherina, hanno impedito ad una trentina di persone di ascoltare un terzo del concerto, con tutti i brani di Debussy: ma risplendeva di luci diafane la celebre “Pavane pour une infante defunte” di Ravel, risuonava del suo turgore romantico la “Sonata-Fantasia n.2 op. 19” e di una fascinosa veste armonica la “Sonata n.3 op. 23” entrambi di Skrjiabin, autore preferito dal pianista. E il Liszt delle “Reminscences de Norma” , sinfonico e immaginifico, preparava i bellissimi bis, anche di musica spagnola, donati generosamente al pubblico romano. 24/02/2012

IL TEMPO

Luchesi, Sonatas and Rondos di Massimo Rolando Zegna

AMADEUS

Luchesi, Sonate e Rondò, di Luca Segalla

MUSICA

Roberto Plano suona Andrea Luchesi di Davide Ielmini Sarebbe del tutto inutile chiedersi perché Roberto Plano abbia deciso di dedicare un intero cd – prima mondiale delle sonate e rondò per pianoforte (etichetta Concerto) - ad Andrea Luchesi. Un “compositore... Read More

Roberto Plano suona Andrea Luchesi di Davide Ielmini

Sarebbe del tutto inutile chiedersi perché Roberto Plano abbia deciso di dedicare un intero cd – prima mondiale delle sonate e rondò per pianoforte (etichetta Concerto) – ad Andrea Luchesi. Un “compositore fantasma”, come lo definisce il musicista varesino. Impollinatore d’arte della Germania dell’Ottocento, toscano ma di adozione veneziana, autore “segreto” – come vuole la storia –di brani di cui, si dice, si appropriarono poi Franz Joseph Haydn e Wolfgang Amadeus Mozart. La tesi è forse ardua da sostenere, per paura di un sacrilegio musicale che su Luchesi, invece, sembra non pesare. Eppure, paternità o meno di piccoli capolavori che il Wolfy Salisburghese – per quanto riguarda il pianoforte – consiglia anche alla sorella Nannerl, Luchesi è ancora oggi una spina nel fianco di chi lo considera un “minore”. Plano ne dà una lettura trasparente, tutta luce e carezze. Ne fa un ritratto gentile, articolato, con i muscoli che si tendono negli Allegro e nei Presto senza, però, fagocitare tempo e fraseggio. Nelle diciotto tracce del disco sono gli affetti, il racconto, il narrare spigliato e da allegretto costante ad attirare l’attenzione di chi ascolta. Gli andamenti da minuetto e gli adagi, le sortite nervose e il ritmo puntato, a note ribattute, risvegliano la curiosità per un compositore che Plano fa risorgere lentamente. Con quella pazienza, e quella cura, che solo un artista che seziona il testo e predilige l’esplorazione sanno donare. È un cinguettare di note, richiami di scale, progressioni che – azzardiamo – richiamano la linearità e l’immediatezza di mozartiana memoria. Una chiarezza di intenti e di pulizia esecutiva che Plano regala senza esercizi intellettuali ma verve viruosistica. Si scopre, così, una musica che è fatta per allietare i cuori e le giornate. Spensierata e riflessiva, come un leggero incresparsi d’acqua lacustre. Con gli accenti sugli accordi, il canto spianato, la melodia larga. Insomma, un autore che Plano ha studiato e capito. Che necessita tecnica clavicembalistica, sostanza nel tocco e nell’interpretazione. Senza eccedere, però, in barocchismi e intrecci contrappuntistici. Un disco, dunque, che solletica lo specialista e il neofito. Entrambi in grado di scoprire una musica che Plano regala con straordinaria maestria. Immergendosi in un turbinare discreto ma effervescente. 22/02/2012

VARESENEWS

ROBERTO PLANO TRA CONCERTI E L’ACCADEMIA MUSICALE VARESINA - Intervista al celebre pianista che recentemente ha pubblicate alcune sonate di Luchesi per CONCERTO di Bruno Belli VARESE - Due settimane or sono, abbiamo presentato l’interessante cd edito dalla “Concerto”, dedicato... Read More

ROBERTO PLANO TRA CONCERTI E L’ACCADEMIA MUSICALE VARESINA – Intervista al celebre pianista che recentemente ha pubblicate alcune sonate di Luchesi per CONCERTO di Bruno Belli

VARESE – Due settimane or sono, abbiamo presentato l’interessante cd edito dalla “Concerto”, dedicato ad alcune sonate e rondò d’Andrea Luchesi, interpretate dal pianista Roberto Plano, con il quale abbiamo avuto un’interessante conversazione che ci piace offrire oggi ai nostri lettori. Maestro Plano, quale rapporto Lei ha con il pianoforte? Si tratta di un rapporto diretto e “moderato” al tempo stesso. Mi spiego meglio. Credo che sia utile riferire che il migliore complimento che ricevo, dopo un concerto, è essere definito musicista prima che interprete. Penso di essere riuscito a “fare musica” come prima cosa. Ho cercato, in tali casi riuscendo, di rendere espressivo quanto scritto. Lo strumento, di per sé, non ha un’anima particolare, che, invece, dobbiamo noi artisti “recuperare” e trasferirla all’uditorio. Il pianoforte, come ogni strumento, è solo il mezzo. Ad esempio, il contatto del musicista con il pianoforte è minore rispetto a quello che i colleghi hanno con gli archi, che s’imbracciano, poiché è limitato ai polpastrelli, sembra più lontano, ma bisogna considerare l’espressività: la sola tecnica esasperata mi darebbe fastidio e lo trasmetterei agli ascoltatori, così cerco di raggiungere l’equilibrio tra essa e l’interpretazione che da sola, sarebbe soltanto una visione personale. Rispetto massimo per il dettato del compositore, dunque? Sì, rispetto massimo, inteso come fedeltà a quanto scritto, né eccedendo con personalismi, né svuotando le pagine fino a che diventino riproduzioni asettiche di suoni che corrispondono alle note. In tal senso, allora, si spiega la sua scelta di eseguire Luchesi su di un moderno pianoforte, invece che sul fortepiano? Innanzi tutto, non sono un fortepianista, ma un pianista. Molti colleghi si sono dedicati all’approfondimento esecutivo sugli strumenti d’epoca ed è giusto che ognuno rispetti l’approccio e la proposta differente. La filologia, infatti, ci riporta all’elemento storico, il fortepiano, in uso a Vienna dagli anni ottanta del XVIII secolo: ciò non significa che sia scorretta la proposta con il moderno pianoforte. Anche per un numero d’esempi che vantano importati pianisti, è un modo altrettanto valido di affrontare l’autore. Schiff, ad esempio, suona Mozart sul pianoforte moderno, ma con attenzione filologica scrupolosa: significa rispetto per i segni d’agogica oltre che per il dettato. E’ possibile, così, ricreare suoni che non si potevano trasferire sullo strumento, ma che, leggendo il discorso armonico, potevano essere nella mente del compositore. Ad esempio, per eseguire le Sonate di Luchesi, mi sono accorto che per alcune scelte operate dall’edizione “Armelin musica” di Padova era opportuno fare alcune modifiche che per correggere quelli che a me sembrano errori di stampa rispetto alle “convenzioni” dell’epoca. Aspetti di base da trasferire ai musicisti più giovani, allora? Certamente; ed ho cominciato già in modo concreto, proprio con l’attività della scuola che ho fondato con mia moglie a Travedona Monate, presso Varese, l’“Accademia musicale varesina”, dove, da quest’anno, proponiamo anche il corso di “perfezionamento”. Arrivano, così, musicisti da tutta Europa proprio per approfondire l’espressività delle interpretazioni ed è un modo concreto per una crescita che metta in relazione le esperienze dei diversi artisti. La sua idea su Luchesi compositore? Sicuramente una figura da scoprire ed opportunamente valutare. Quanto alla produzione cui mi sono accostato, le sonate ed i due rondò mi sento di potere affermare che le composizioni in un unico movimento, sembrerebbero appartenere alla giovinezza di Luchesi. Sono, infatti, tipiche della produzione per tastiera della scuola napoletana e veneziana perfezionate da Domenico Scarlatti e di Galuppi che Luchesi certamente aveva frequentato. La sonata in do maggiore che apre il cd, invece, in tre movimenti, è composizione più matura e l’andante è una bellissima pagina caratterizzata vicina, per struttura e per concezione, alle celeberrima Sonata in do maggiore K. 545 di Mozart.

CLASSICAONLINE

ANDREA LUCHESI, Piano Sonatas and Rondos, di Bruno Belli

LA PREALPINA - CLASSICAONLINE.COM

Il classico in discoteca - IL MAESTRO DI BEETHOVEN ? di Gian Paolo Minardi E’ probabile che il nome di Andrea Luchesi( o Lucchesi, Luckesi e altre varianti) risulti anche ai più ferrati musicofili come quello di uno sconosciuto: illustre... Read More

Il classico in discoteca – IL MAESTRO DI BEETHOVEN ? di Gian Paolo Minardi

E’ probabile che il nome di Andrea Luchesi( o Lucchesi, Luckesi e altre varianti) risulti anche ai più ferrati musicofili come quello di uno sconosciuto: illustre in realtà ai suoi tempi, sia a Venezia dove il musicista, di origini lucchesi ma nato nel 1741 a Motta di Livenza, trascorse i primi trent’anni della sua vita, ancor di più a Bonn dove occupò, dal 1774 al 1801, il ruolo prestigioso di < Kapellmeister> su invito del principe elettore di Colonia, ruolo che comportava anche l’impegno pedagogico a beneficiare del quale sarebbe stato anche il giovane Beethoven, fino al suo definitivo trasferimento a Vienna. In realtà in tutta la letteratura beethoveniana il nome di Luchesi è pressoché ignorato mentre come unico maestro figura concordemente Neefe, allievo di un allievo di Bach e proprio su quest’ombra che avvolge il musicista italiano si è aperta una di quelle < querelles> che attraversano talora con la forza di un vento rivoluzionario la storia della musica. Avviata negli anni trenta da T.A. Henseler tale rivendicazione ha trovato negli ultimi decenni una spinta estrema da parte di uno studioso veneziano, recentemente scomparso, Giorgio Taboga ( autore tra l’altro di un non meno avventuroso studio sulla morte di Mozart, ferito mortalmente a suo parere dal padre di un’allieva ingravidata dal musicista ) il quale ha sostenuto con inesausta determninazione che l’oscuramento di Luchesi nascesse da un disegno politico ben preciso volto a nascondere l’apporto italiano alla < Wiener Klassik>, riconoscibile del resto nell’impianto germanocentrico della storiografia musicale, giungendo alle sconvolgenti conseguenze di attribuire a Luchesi molte sinfonie di Haydn e di Mozart, sul filo di una pratica allora corrente che consentiva di appropriarsi legittimamente, attraverso l’acquisto, di opere altrui – vedi il caso del Requiem di Mozart acquistato dal conte di Walsegg – . Non è questa la sede per cercare di risolvere un giallo, probabilmente irrisolvibile, ma solo di segnalare una preziosa occasione che ci consente di ascoltare la musica di Luchesi, grazie al raffinato disco della milanese che nella luminosa e nitida esecuzione di Roberto Plano propone una serie di Sonate e Rondò per pianoforte che tracciano un profilo quanto mai accattivante del compositore, nella trasparenza di movenze in cui se nei tempi lenti si può ancora cogliere il riflesso della morbida luce di Galuppi ( di cui Luchesi fu allievo) in quelli più scorrevoli si individua una ingegnosa e originale cifra discorsiva. Percepire tuttavia segnali premonitori dell’irruzione beethoveniana è un passo eccessivo. 17/01/2012

LA GAZZETTA DI PARMA

JCA Delivers With Plano Concert, by Robert W. Plyler Once again, the Jamestown Concert Association has brought a brilliant concert pianist, to perform in Jamestown. Friday evening, Roberto Plano dazzled an enthusiastic audience at St.Luke's Episcopal Church with a program... Read More

JCA Delivers With Plano Concert, by Robert W. Plyler

Once again, the Jamestown Concert Association has brought a brilliant concert pianist, to perform in Jamestown. Friday evening, Roberto Plano dazzled an enthusiastic audience at St.Luke’s Episcopal Church with a program so varied and so spectacular, it was difficult to believe that it could all be performed by one man. Plano has performed in Jamestown before, nine years ago, when he had recently won the Cleveland International Piano Competition. At that time, his English was so limited that he could only speak a few words to the audience. This time he spoke quite a bit, explaining piano techniques, interesting facts about the composers, and the intent of the compositions. He began with a transcription by Franz Liszt of Beethoven’s ”Symphony No. 2 in D Major, S464.” Before beginning, Plano explained that before the invention of records and other music reproduction, even professional musicians might go their entire lives without hearing the music of great composers, unless they could afford a ticket to a live performance – especially for music which was created for a full orchestra. To help more people to hear Beethoven’s music, Liszt arranged much of it, including his famously huge symphonies, to be performed upon a single piano. To hear the various modes and motifs which run throughout the music, all performed by Plano, was a delicious treat. It lacked the sound colors of the full orchestra, but the skeleton of the music was very much there. Following intermission, he returned with four short works by Claude Debussy. The pianist explained the Debussy liked to compose with a visual image in mind – often a well-known painting. He would give these short works a name, but he would put it in parentheses, at the end of the piece, in the hope that the audience would form its own visual images, then would compare them with the image he himself had used. The performed pieces were ”Des Pas sur le Neige,” or ”Footprints in the snow,” ”La Fille aux Cheveux de Lin,” or ”The Girl with Flaxen Hair,” ”La Cathedrale Egloutie,” or ”The Sunken Cathedral,” and ”L’Isle Joyeuse,” or ”The Isle of the Blessed.” His ability to perform a vast curtain of sound, from which rich melodies stood out, sometimes faintly, sometimes boldly, was thrilling, and won much applause. The final work, before two encores, was ”Reminiscences de Norma, R. 133,” once again by Liszt. This time, he explained that the work was created by Liszt, using melodies and harmonies from the opera ”Norma,” by Bellini. He explained that Liszt enjoyed developing new piano techniques, to enlarge the language of sounds which he could employ. In this case, he was using what has been called ”the Third Arm,” in which both hands are doing elaborate arpeggios, up and down the whole width of the keyboard, while the thumbs play out a lovely, legato melody, as they pass the middle keys At times his hands moved so quickly, one could only see a blur above the piano keys. It was stunning technique and beautifully evocative and emotional, at the same time. All in all, it was a thrilling evening of music. The next concert in the JCA series will be Nov. 30 at the Reg Lenna Civic Center, when Symphony Syracuse will perform a holiday pops concert. 12/01/2011

THE POST-JOURNAL - Jamestown, NY - Usa

GF Symphony: Kudos to guest Roberto Plano, by William Martin

THE CHRONICLE - Glens Falls, NY, Usa

GFSO piano soloist crosses borders to great effect, by Geraldine Freedman

THE DAILY GAZETTE, Schenectady, NY, Usa

Resounding Cosmos First Concert in the Series “Earthquake”: Roberto Plano with Pianistic High Culture, by Elfi Braschel (translated by Penrith Goff) There are indeed a number of excellent pianists on an equally high level. But hardly has one felt there... Read More

Resounding Cosmos First Concert in the Series “Earthquake”: Roberto Plano with Pianistic High Culture, by Elfi Braschel (translated by Penrith Goff)

There are indeed a number of excellent pianists on an equally high level. But hardly has one felt there could be no higher level, along comes someone like Roberto Plano and proves there is. With on the one hand highly charged, on the other hand deeply sensitive interpretations he delighted and overwhelmed the visitors in the nearly sold-out Kiesel in K42 on Sunday morning at the initial performance of the concert series of young artists. The Italian pianist is distinguished by numerous competition successes and he can present a list of renowned conductors and orchestras with which he has already given concerts. Many artists are brilliant technicians but somewhat lacking in expressiveness or vice versa. Rarely is one successful, as Plano is, in combining both in a flawless unity, to be technically brilliant on the one hand and at the same time to let profound emotions speak. The striking of the first chord causes one to listen attentively: voluminous, emphatic, and reverberative. How Plano then plumbs the very depths of the music of Beethoven’s Symphony No. 2, D major op. 36 in Franz Liszt’s transcription is a revelation, a resounding, undulating sound experience. Completely one with the music and without cheap showmanship Plano achieves a result of seductive effect. In narrative fashion with much gesture he conjures up the sound world of an entire orchestra, full of emotion, full of pathos from which he can in a flash change over to fascinatingly animated sounds. Charmingly and intimately Plano begins the second movement, which then gradually and with marked accents expands to a broader, more lively flowing cosmos of sound. At times he revels in majestic chords, then in sensuous arpeggios or plunging cascades. His playing has an elegant effect and yet it is filled with passionate power and intensity. Soft, dreamily, almost like the music of spheres Plano begins the Preludes of Debussy, which are dipped in pianissimo; it is like a gentle drifting on the waves of sound with chords scattered about, clear as the peal of bells. But here too the sound is voluminous and powerful. Plano fascinates with sculpted staccato as precise as a metronome. His runs, accurate and gently pearling or murmuring like a spring, are a dream. And how is it possible, in a fraction of a second, after hushed tones, soft as silk and dabbed in with celestial weightlessness, to change to a stormy, unleashed earthy force! In this fashion he also dresses “l’Ile joyeuse” in a shimmering, rainbow-hued garment of sound. Plano closes his concert with “Reminiscences of Norma” by Franz Liszt. Masterfully and with perfect ease Plano completes a magic and a wealth of sound with all the volume of four hands. Wildly hammering staccatos follow gently bubbling runs and flow into breathtaking superlatives of sound. Roberto Plano showed what a modest person he is with four encores in generous response to the enthusiastic reaction of the enraptured audience. In his homeland the Italian pianist is a star. With such outstanding presentations as the one in Kiesel, it cannot be long until he begins his triumphal procession through the concert houses of Germany. 25/10/2011

SÜDKURIER - Germania

Tra tastiera e platea un'onda d'entusiasmo nel Liszt di Plano, di Fulvia Conter Pubblico in delirio l’altra sera in San Barnaba al termine del récital del pianista Roberto Plano che, per la Gia, ha offerto uno straordinario programma lisztiano. Il... Read More

Tra tastiera e platea un’onda d’entusiasmo nel Liszt di Plano, di Fulvia Conter

Pubblico in delirio l’altra sera in San Barnaba al termine del récital del pianista Roberto Plano che, per la Gia, ha offerto uno straordinario programma lisztiano. Il giovane artista, famoso nel mondo anche come vincitore del primo Premio al Concorso Internazionale di Cleveland 2001, da quando lo abbiamo ascoltato l’ultima volta a Brescia, è ulteriormente maturato, si è calato all’interno della sostanza musicale, la tecnica si è fatta ancora più solida e sciolta. In una prima parte emozionante, ha affrontato la Seconda Sinfonia di Beethoven nella trascrizione di Liszt con spirito ed intenzioni mozartiane, nelle quali faceva emergere le caratteristiche di Beethoven, ricerca dei contrasti, umorismo, cantabile teso ed assorto. La Sinfonia, che ha la forma di Sonata classica, e che Liszt trascrive con la massima fedeltà possibile, era come una Sonata per pianoforte di Beethoven amplificata nel disegno e nelle intenzioni. Con il “legato” e il pedale il Larghetto acquistava accenti schubertiani, lo Scherzo, leggero, appoggiato, mai pesante, era fresco, inventivo e proseguiva su quest’onda d’entusiasmo vibrante nell’Allegro molto. Dopo questa magnifica esecuzione Plano ha interpretato i Tre Sonetti del Petrarca, fra le più intense opere di Liszt. Il suo suono cantante, sempre espressivo, le rendeva aeree, evocative e le tingeva di colori celesti. Si è scatenato poi nelle “Réminiscences de Norma”, alto virtuosismo, un tornado di passaggi tremendi, ottave e tremoli: Liszt condensa il capolavoro di Bellini e per esaltarlo finisce con il selvaggio coro ”Guerra, guerra!”. La parafrasi è geniale, anche per il rispetto di Liszt per la melodia suprema, “Casta diva”, che non cita. Il pubblico è scattato in un’ovazione e Plano ha ringraziato con tre bis: “Widmung” di Schumann-Liszt, un difficile, bel brano jazz di Friedrich Gulda “Play piano play” e un curioso gioco ritmico su temi di Chopin. 01/04/2011

GIORNALE DI BRESCIA

Politeama, Il virtuosismo di Roberto Plano, di Sara Patera Programma lisztiano, al Politeama, per gli Amici della Musica, con il pianista Roberto Plano. “S’avvicendano il delicato, l’ardito, il vaporoso, lo stravagante; lo strumento fiammeggia e scintilla” scriveva Schumann sul musicista... Read More

Politeama, Il virtuosismo di Roberto Plano, di Sara Patera

Programma lisztiano, al Politeama, per gli Amici della Musica, con il pianista Roberto Plano. “S’avvicendano il delicato, l’ardito, il vaporoso, lo stravagante; lo strumento fiammeggia e scintilla” scriveva Schumann sul musicista ungherese. E questi aspetti si sono intrecciati nel programma proposto da Plano, dalla beethoveniana Sinfonia in Re Maggiore nella trascrizione pianistica di Liszt ai Tre Sonetti del Petrarca alle Reminescenze de Norma conclusive. Sfida del compositore alle possibilità dellon strumento e sfida del pianista per accogliere nella circoscritta ampiezza della tastiera il mondo sonoro della Sinfonia. Impegno straordinario che Plano ha assolto con le risorse di mani pronte a tutto, naturale scioltezza di passaggi, pieno dominio di sonorità. Lirismo e virtuosità nel petrarchesco I’ vidi in terra angelici costumi, tra “ramages” ad accompagnare la linea del canto, improvvise rilevate sonorità e argentei passaggi erano premessa allo slancio fantastico con cui Liszt riprende Bellini in libertà. Condotta in ottave, tecnica dei salti, vorticosi passaggi, grandiosità sonora mostrano un temerario carattere del virtuosismo che Plano ha reso con una sicurezza a tutta prova. Entusiasmo, applausi e due bis. 30/03/2011

IL GIORNALE DI SICILIA

Chopin, incantesimo dei Preludi, di Gian Paolo Minardi CLASSICA; APPLAUSI PER ROBERTO PLANO ALLA CASA DELLA MUSICA - Fascino impalpabile di quel «rubato» gestito dall'interprete con ammirevole equilibrio I «Preludi» di Chopin sono co­me la magica cartina di torna­sole delle... Read More

Chopin, incantesimo dei Preludi, di Gian Paolo Minardi

CLASSICA; APPLAUSI PER ROBERTO PLANO ALLA CASA DELLA MUSICA – Fascino impalpabile di quel «rubato» gestito dall’interprete con ammirevole equilibrio I «Preludi» di Chopin sono co­me la magica cartina di torna­sole delle ragioni poetiche del musicista polacco, rivelatori del­lo sfaccettato universo attraver­so cui esse si diramano segre­tamente: tutti i modi di Chopin vi sono rappresentati, infatti, dal notturno alla mazurca, dallo stu­dio al pezzo di carattere oltre a più fugaci lampi che si accen­dono e si bruciano come folgo­ranti intuizioni.
Il tutto in una sequenza che, regolata all’interno da un pre­ciso ordine tonale, a testimonia­re l’infallibile matrice classicisti­ca, diventa una sintesi mirabile di un intero percorso creativo che l’altra sera Roberto Plano ha ricomposto con intima consape­volezza, nel dominio ben eviden­te delle inimitabili inflessioni che contrassegnano l’unicità del discorso chopiniano; ogni Pre­ludio è affiorato così nella luce più appropriata che il giovane interprete ha saputo ricreare at­traverso un controllo del suono sempre adeguato al senso più in­trinseco dell’eloquio, in quel sensibile fluttuare tra misura e libertà che racchiude il segreto della voce intima del polacco; ec­co allora il fascino impalpabile di quel «rubato» nella vaghezza danzante del diciassettesimo Preludio in particolare o nell’incanto notturno del tredi­cesimo, con quell’eco finale che punge come nostalgica trafittu­ra che Plano ha mostrato di saper gestire con ammirevole equilibrio.
 Il programma si apriva nella prospettiva dell’ultimo Chopin, dove la scrittura si fa più enig­matica nello stesso ispessimento delle voci interne, che Plano è parso esplorare con un’osserva­zione sensibile, attenta a intrec­ciare i riverberi più trascoloran­ti, frenato forse in una riflessi­vità prudente di fronte alla stu­pefazione di quel canto che fio­risce, fantasma madreperlaceo del belcanto così amato da Cho­pin, dal Notturno in fa minore o di quegli spasmi così sottil­mente struggenti che si liberano dal grande respiro poematico della «PolonaiseFantaisie», del resto sostenuta, come pure il più tempestoso «Scherzo» in do die­sis minore, con pieno dominio. Dopo un così intenso pro­gramma era difficile uscire dal terreno chopiniano per rispon­dere alle insistenze festose del pubblico, dubbio che Roberto Plano ha risolto con spirito de­viando dapprima su uno Chopin rivisitato da quel mattacchione di un musicista francese, Clé­ment Doucet, che come con Franz Liszt, Richard Wagner e altri compositori ha giocato an­che con Chopin mescolandone le melodie più note in uno spre­giudicato quanto divertente in­treccio di ritmi ballabili, quindi con una sua trascrizione di una nota pagina chitarristica, lo stu­dio sul tremolo di Tarrega per concludere tra gli applausi con un pure suo divertimento sulla «Marcia turca»

LA GAZZETTA DI PARMA

Roberto Plano returns to Birmingham with triumphant Chopin, Liszt, by Michael Huebner Friday, Brock Recital Hall, Samford University Davis Architects Guest Artist Series Five stars out of five Roberto Plano has performed three recitals in Birmingham since 2007. The first... Read More

Roberto Plano returns to Birmingham with triumphant Chopin, Liszt, by Michael Huebner

Friday, Brock Recital Hall, Samford University Davis Architects Guest Artist Series Five stars out of five Roberto Plano has performed three recitals in Birmingham since 2007. The first time was a charm. The third was pure magic. Despite the icy roads, the 31-year-old Italian pianist nearly filled Brock Recital Hall Friday night. The intrepid listeners heard a program of Chopin and Liszt that was as close to flawless as you’re likely to experience. Two Chopin Nocturnes, from Op. 55, played out like intimate conversations, as gentle and evocative as a quiet summer evening. Plano hung on every note, basking in the sonorities and enticing the audience to do the same. He used the sustain pedal to great advantage in the “Polonaise-Fantasie” in A flat, Op. 61, each phrase rising, blending or receding to the next. The grace and charm in a set of mazurkas led to a fiery Scherzo No. 3 in C sharp minor, Op. 39, its banks of chords alternating with high-flying flourishes, all played with remarkable precision. For many listeners, Franz Liszt’s piano music can be overwrought tedium. But think of a Liszt score as an empty canvas awaiting interpretation, and it can spark mental imagery and ignite the psyche. In “Annees de Pelerinage” (“Years of Pilgrimage”), Plano did just that. Six pieces from “Deuxieme annees” (second year) in the set of three “years” became deeply soulful travelogues, inward-looking yet free and expansive. These scores are also some of the thorniest in piano literature, but Plano narrowed the cloudy, nearly impressionist textures to a listenable focus. Undulating waves in “Gondoliera” revealed the pianist’s rhythmic intuition, the “Tarantella” his towering technical command. Two encores followed — Fazil Say’s hilarious, jazzed-up arrangement of Mozart’s “Turkish Rondo” and a touching rendition of Astor Piazzolla’s slow tango, “Milonga del Angel.” 14/02/2010

THE BIRMINGHAM NEWS

RVSO conducting candidate brings down the house in tryout, by Bill Varble Chelsea Tipton II on Friday night in Ashland turned what was supposed to be an audition into something more like a triumph. Competing for the job of conductor... Read More

RVSO conducting candidate brings down the house in tryout, by Bill Varble

Chelsea Tipton II on Friday night in Ashland turned what was supposed to be an audition into something more like a triumph. Competing for the job of conductor and music director of the Rogue Valley Symphony, Tipton led the orchestra and guest artist and pianist Roberto Plano through a sweet, passionate turn at Beethoven’s Piano Concerto No. Five, the “Emperor,” then returned after the intermission to blow the doors off with a towering performance of Berlioz’ “Symphonie Fantastique.” “I know there are four more (guest conductors) coming, but as far as I’m concerned they could call it right now,” one patron said at intermission to a chorus of hear-hears. In what RVSO officials are calling “The Year of the Search,” five conductors from around the nation have been invited to conduct one concert series each during the 2009-2010 season, each show featuring a program chosen by the RVSO. One of the conductors is to be offered the job, succeeding Arthur Shaw, who retired earlier this year. The Beethoven-Berlioz concert was presented Friday in Southern Oregon University’s Music Recital Hall. It was repeated Saturday at the Craterian Ginger Rogers Theater in Medford, and will have its final performance at 3 p.m. today at the High School Performing Arts Center, 830 N.E. Ninth St., Grants Pass. The Beethoven concerto, now just a year short of its 200th anniversary, began with those big orchestral chords, each followed by a short cadenza on the piano. Then Plano gave a lively reading of the long piano introduction. Plano, who lives near Milan, has performed with orchestras in Europe and elsewhere and recorded works by Chopin, Liszt and Scriabin. His international career was launched when he won the Cleveland International Piano Competition in 2001. He played with fluidity, passion and an unaffected boyishness, sometimes allowing his arms to fly off the keyboard at the end of an intricate passage and leaning back a moment almost like a prizefighter finding respite in a clinch. After a sometimes thunderous first movement that’s fully half the concerto, he delivered the second with gentle poetry. When the orchestra moved into the third movement via a simple note on the bassoon, Plano repeated the main theme, more urgently, and the orchestra resumed the conversation. Plano’s playing is lithe and precise and keyed to musical depths beneath the flash. 27/09/2009

MAIL TRIBUNE

NBSO delivers stellar season opener, by Laurie Robertson-Lorant For three seasons as its music director, Dr. David MacKenzie has nurtured and challenged the talented instrumentalists of the New Bedford Symphony Orchestra to hone their considerable skills and expand their repertoire,... Read More

NBSO delivers stellar season opener, by Laurie Robertson-Lorant

For three seasons as its music director, Dr. David MacKenzie has nurtured and challenged the talented instrumentalists of the New Bedford Symphony Orchestra to hone their considerable skills and expand their repertoire, often with spectacular results. To open the orchestra’s 2009-2010 “Year of the Piano,” MacKenzie invited prizewinning Italian pianist Roberto Plano to play Beethoven’s Piano Concerto No. 5 in E-flat, Op. 73. Commonly and erroneously called the “Emperor Concerto,” this work tempts many performers to adopt self-consciously “heroic” attitudes — a temptation to which Roberto Plano wisely did not succumb. His performance of this familiar work was delightfully fresh, technically outstanding and sublimely beautiful, and his interpretation of it was a reminder that Beethoven composed his fifth piano concerto shortly after his Sixth Symphony, which Beethoven himself called his “Pastoral Symphony.” Apparently exploring the affinities between these two great works, Plano followed the orchestra’s three dramatic opening chords with a cadenza that was a surprising combination of subtle syncopation, romantic energy, classical control, and grace. At times contemplative, at times exuberant, Plano’s playing brought out the delicacy and sweetness of certain passages and the almost manic percussiveness of others without preciosity or bombast. Strong in the fast and forceful passages, he played the softer, slower passages with silken fluidity. His first movement cadenza was bell-like in its resonance and sparkle. In the second movement adagio, the depth and poignancy of his encounter with the music he was playing seemed almost priestly. He seemed to be listening for the note beyond the note, as though earthly melodies held the key to the mysteries of the universe. As his deft fingers traced the daringly attentuated transition to the concluding Rondo, Plano seemed almost reverent. He then plunged into this dynamic movement with great gusto, bringing concertgoers to their feet at its concluding chord with loud applause and cheers of “Bravo!” Responding with an encore that was a sheer delight, Plano announced Mozart’s “A Musical Joke” and played it straight before jazzing it up with ragtime riffs that would have delighted the mischievous Mozart. All that in just the first half of this outstanding concert. 17/09/2009

THE STANDARD TIMES

Gilmore Rising Star Roberto Plano shows impressive style, strength in Sunday performance, by C. J. Gianakaris KALAMAZOO -- Italian pianist Roberto Plano performed the final Gilmore Rising Stars Recital for the season Sunday evening at the Wellspring Theatre. And like... Read More

Gilmore Rising Star Roberto Plano shows impressive style, strength in Sunday performance, by C. J. Gianakaris

KALAMAZOO — Italian pianist Roberto Plano performed the final Gilmore Rising Stars Recital for the season Sunday evening at the Wellspring Theatre. And like other Gilmore Rising Stars, he brought his own impressive strengths and style. Through performing selections from various periods–classical, romantic and modern — the 30-year-old musician confirmed a bona fide talent deserving of attention from the musical world. One facet of Plano’s abilities was on display when he performed Robert Schumann’s charming Arabeske in C Major, Op. 18. The score is pure Schumann, so that the music reflects a light and almost child-like simplicity. Plano’s hands here rarely lifted far above the keyboard; he stroked the keys rather than strike them. Schumann’s longer and more complex “Davidsbundlertanze” (“Dance of the Band of David”), Op. 6, followed. It involved 18 separate sections that manifest contrasting moods and personality expressions. Schumann’s own complicated psyche enjoyed interesting representation within these musical snapshots. The opening two pieces indicative: “Lebhaft” (lively) and “Innig” (affectionate). When the uninhibited side of the composer’s nature was on display, Plano’s playing became louder and assertive. Blazingly fast octave runs and chord clusters used more percussive striking of keys than in calmerˆ, more decorous sections. Schumann alternates these two main psyche polarities throughout the 18 parts of “Davidsbundlertanze.” Mozart’s Sonata in B-flat Major, K. 333, allowed Plano to show his impressive firm control of the keyboard. Mozart’s score calls for orderliness and perfect clarity in performing the music. Plan’s trills were stunning, and his rapid runs, chromatic and otherwise, emerged crystalline and unblemished. Still, his approach seemed slightly perfunctory, given his musical horsepower he was not permitted to use here. The final three numbers on the program — Bartok’s Sonata (1926) and Dohnanyi’s “From the Concert Etudes,” Op. 28, Nos. 4 and 6 — mandated an entirely different performance style. Plano here exhibited amazing music athleticism. Bartok’s sonata shares a dominant percussiveness also heard in Stravinsky’s writings, and Plano had the hands and strength for allegro fortissimo chords struck seemingly in aleatoric fashion. Plano excelled in playing Dohnanyi’s two works where, again, rapid-fire octave chords were prescribed. Plano’s hands turned to a blur as he approached the climax of the Dohnanyi works. The staccatos were incredible in velocity and precision, provoking a quiet gasp in the audience. Plano indulged the audience with a wholly different piece as encore, Piazzolla’s charming “Milonga.” The Gilmore once again has spotlighted a genuine talent. 20/04/2009

KALAMAZOO GAZETTE

Boise Philharmonic review: "Scandinavian Nights" is whole, balanced”, by Dana Oland Music director Robert Franz created a beautiful symmetry with this Boise Philharmonic program that at other times has been lacking. Not that any of his previous choices were totally... Read More

Boise Philharmonic review: “Scandinavian Nights” is whole, balanced”, by Dana Oland

Music director Robert Franz created a beautiful symmetry with this Boise Philharmonic program that at other times has been lacking. Not that any of his previous choices were totally unpleasing, it is just that sometimes the closing symphony pales in comparison with the powerful opening pieces he chooses and fantastic solo performances the audience has been treated to over the season. Not so with Saturday night’s performance at the Velma V. Morrison Center. The program was perfectly bookended with majestic horn calls in the opening “Helios” Overture by Danish composer Carl Nielsen and the closing Symphony No. 5 by Finnish composer Jean Sibelius. In between, was Italian pianist Roberto Plano’s masterful performance of Edvard Grieg’s Piano Concerto in A Minor. Plano attacked this piece with a delicious mix of strength in the opening descending chords and soft, nimble dexterity in the tranquil third movement. Working in tandem with Franz’s energetic direction, Plano resuscitated this classical warhorse to vibrant life. Plano followed with a terrific and fun encore to Mozart’s “Turkish Dance” that he took from pure classical to ragtime to honky-tonk. What a joy. The opening “Helios,” a short, warm rendition of Mediterranean sunrise and sunset, featured senior members of the newly dubbed Boise Philharmonic Youth Orchestra (formerly Treasure Valley Youth Symphony), who made a wonderful debut with the orchestra. This bodes well for the future of classical music in the Valley. The Sibelius symphony was pure delight. Franz showed he has the magic touch with this orchestra. During the performance they developed beautifully the tension between pure classical form and musical expressionism that is at work in Sibelius’ piece, creating the layers of “soundscape,” as Franz referred to it, to perfection. If it were possible, the piece felt three-dimensional, as if sound could be illuminated, like dancers with side lighting. 16/03/2009

IDAHO STATESMAN

Classical Music Review: it was plain to all, Plano deserves stardom, by Rob Hubbard Late Sunday afternoon, they were handing out the classical Grammys in Los Angeles. Meanwhile, 1,500 miles away, a few hundred people were gathered on the campus... Read More

Classical Music Review: it was plain to all, Plano deserves stardom, by Rob Hubbard

Late Sunday afternoon, they were handing out the classical Grammys in Los Angeles. Meanwhile, 1,500 miles away, a few hundred people were gathered on the campus of St. Paul’s Macalester College, listening to a recital by Italian pianist Roberto Plano. And at least one of them found himself contemplating why some musicians become superstars while others toil in relative obscurity, even if they might be more talented. Luck? Marketing? Accidents of timing? Whatever it is, the hundreds who gave Plano a rapid and almost unanimous standing ovation at the end of his Chopin Society recital seemed to concur: This is an exceptional artist. And they may have left asking one another: Why haven’t we heard of this guy? Plano is better known in Europe. But he’s gradually working his way into the consciousness of American classical music lovers. That said, you couldn’t be blamed if you heard Plano’s involving journey through Robert Schumann’s 45-minute “Davidsbundlertanze”; an unabashedly romantic rendering of a Mozart sonata; and some thundering, flamboyant Liszt and came away curious as to why he’s playing in southern Minnesota with the Austin Symphony on Feb. 22, while Chinese pianist Lang Lang has endorsement deals with Audi, Nike and Rolex. Not to belabor the comparison, but one of Lang Lang’s crowd-pleasing signature pieces is a Liszt “Hungarian Rhapsody.” On Sunday, Plano delved far deeper with Liszt than Lang has on recent local visits. He found a lovely hidden melody in a “Transcendental Etude,” then met the demands of the difficult “Dante Sonata,” demonstrating awe-inspiring athleticism, his hands a blur while hammering out the crashing chords. By that time, listeners knew they were in expert hands. Giving the first half of the recital over to the 18-part “Davidsbundlertanze,” Plano wisely played up the sharp contrasts in mood from one movement to another. One moment meditative, the next bouncing with frivolity, then screaming with rage, Schumann’s work is a buffet of widely disparate flavors, but the pianist made each equally delicious. In addition to a version of Mozart’s K. 333 Sonata that managed to bring out both the Bach that influenced the composer and the Beethoven he inspired, Plano offered an encore that filtered Mozart through Jelly Roll Morton and “Fatha” Hines. Sending the audience off with a lush and lovely little Astor Piazzolla piece, Plano doubtless left many listeners wishing that he find the stardom he deserves. 08/02/2009

PIONER PRESS

Pianist Roberto Plano's performance grand, transcendent, by Phillip Ratliff Roberto Plano, the fiery pianist from Italy, returned to Birmingham, to perform last night at the Birmingham Museum of Art's Steiner Auditorium. Plano's performance was part of BMA's Rushton Concert series.... Read More

Pianist Roberto Plano’s performance grand, transcendent, by Phillip Ratliff

Roberto Plano, the fiery pianist from Italy, returned to Birmingham, to perform last night at the Birmingham Museum of Art’s Steiner Auditorium. Plano’s performance was part of BMA’s Rushton Concert series. Plano, who performed in November 2007 at the Alys Stephens Center to critical acclaim, opened with a set of four Schubert Impromptus. Schubert’s style in the four movements recalls the quick cuts and fleeting gestures of the late Beethoven sonatas, and Plano’s sensibilities proved to be well matched to the piece’s impetuous contrasts and brilliant, quick-moving scale passages. In Plano’s hands, the Impromptus’ lyrical themes took on the character of German art song. His execution of scale passages was the musical equivalent of polished glass. He ended the set of four pieces with a powerful final chord, which literally lifted him to his feet. Scriabin’s Sonata-Fantasy No. 2 allowed Plano more opportunity to show his penchant for subtle color and texture. Although stylistically far-removed from the works of Debussy or Ravel, the Scriabin movements at times had an impressionistic quality, a trait highlighted by Plano’s flair for musical timbre. The pianist’s performance of the sublime, luminous open chords, which returned in various points throughout the Andante movement, were some of the concert’s most memorable features. Plano closed with two movements by Liszt — one from “Transcendental Etudes,” the other from the “Dante Sonata.” The Liszt movements also demanded a keen sense of musical color and, as was the case with the Schubert, a flair for the dramatic. Plano was brilliant on both counts. Most notable is how he turned his piano into an orchestra of sorts, and in so doing evoked Liszt’s most compelling trait as a pianist and composer — his ability to make music in the grandest, most transcendent fashion. 11/12/2008

THE BIRMINGHAM NEWS

Plano, il romanticismo vola sulla tastiera - Applaudita esibizione al Comunale di Casale del musicista varesotto, ospite degli Aperitivi, di Elide Bergamaschi.

IL CITTADINO

Quel tocco magico di Roberto Plano, di Luca Segalla

LA PREALPINA

Tromba e pianoforte binomio di successo per brani quasi jazz, di Alberto Godas 30/05/2008

VITA NUOVA

La tromba di Gabriele Cassone chiuse il Salotto cameristico - Al pianoforte Roberto Plano - Da Hindemith a Debussy con finale in tema jazzistico, di Claudio Gherbitz 28/05/2008

IL PICCOLO

Tromba-Pianoforte, dialogo con fuochi d’artificio, di Dejan Bozovic TRIESTE – Si chiude tra gli applausi il Salotto Cameristico organizzato dall’Associazione Chamber Music, per la direzione artistica di Fedra Florit. La quarta edizione della rassegna, avviatasi con la memorabile esibizione del... Read More

Tromba-Pianoforte, dialogo con fuochi d’artificio, di Dejan Bozovic

TRIESTE – Si chiude tra gli applausi il Salotto Cameristico organizzato dall’Associazione Chamber Music, per la direzione artistica di Fedra Florit. La quarta edizione della rassegna, avviatasi con la memorabile esibizione del duo Antonov (violoncello) – Finehouse (pianoforte) ha visto il pubblico riempire la Sala del Ridotto “Victor De Sabata” per tutti e cinque gli eventi, maggiormente apprezzati grazie al contributo della scietà padovana Suono Vivo che ha ottimizzato le condizioni acustiche dell’auditorio. Anche l’ultimo concerto era nel segno di una coppia artistica, però questa volta piuttosto rara, siccome era composta da un trombettista, Gabriele Cassone, e da un pianista, Roberto Plano. Nella parte iniziale della serata, i due musicisti affermati a livello internazionale e ben noti ai musicofili triestini, hanno proposto insieme pagine scritte appositamente per questo abbinamento strumentale nella prima metà del Novecento: la Sonata di Paul Hindemith e la Legende di George Enescu. I due virtuosismi, floridi e fluidi, s’intrecciano perfettamente, congiungendo i timbri in un’armonia, diremmo insospettata per coloro che sinora non l’hanno conosciuta. La tecnica di Cassone genera dei veri fuochi d’artificio, ma non è, certo, meno convincente l’indole brillante di Plano, che intervalla i dialoghi con le interpretazioni di brani di Schubert (Momento Musicale op.94 n.2 e Improvviso op.142 n.4) e di Debussy (L’Ilse Joyeuse e Clair de Lune). Nella seconda parte il duo ha proposto la trascrizione della Pavane pur une infante défunte di Ravel, in cui Cassone ha sostituito la tromba con flicorno, e un riuscito arrangiamento firmato Dokshitzer della Rapsodia in Blu di Gershwin, davvero scintillante in quest’apprezzata esecuzione, seguita dal Waltz dalla Jazz Suite di Shostakovic e da Summertime, eseguiti fuori programma. 28/05/2008

IL GAZZETTINO

Attualità - Roberto Plano torna al Bologna festival

MUSICA

Pianist displays style, subtlety, finally cuts loose, by Michael Huebner Roberto Plano won't impress you with his flashy virtuosity, though he could if he wanted to. Nor does the 28-year-old pianist from Italy draw much attention to his own brilliance.... Read More

Pianist displays style, subtlety, finally cuts loose, by Michael Huebner

Roberto Plano won’t impress you with his flashy virtuosity, though he could if he wanted to. Nor does the 28-year-old pianist from Italy draw much attention to his own brilliance. He’s too mature for that. Plano plays as though his fingers are an extension of his heart – sensitively, caressingly, contemplatively, and with tasteful restraint. Each of the five works, plus an encore, on his recital Sunday at the Alys Stephens Center became an overarching journey. Schumann’s “Three Romances,” Op. 28, moved fluidly from urgent and full-bodied to soft and pliant. The third “Romance” was a model of subtlety achieved through mastery of keyboard touch. “Faschingsschwank aus Wien,” Schumann’s evocation of 19th century Vienna, was neatly layered and immaculately played. Soft passages had the ears stretching to listen. The brilliant finale swept listeners to a majestic close. Three Chopin Nocturnes dug to the core of romanticism, the first slow and dreamy, the second supple but not overly dramatic. Cascading pianissimo runs in the third were colored with pastels instead of acrylics. Pianists routinely overpower the 175-seat Reynolds-Kirschbaum Recital Hall, but Plano let the close acoustics breathe in Chopin’s Ballade No. 1. Difficult runs flowed from his fingers second-naturedly, taste taking precedence over power, exaggeration losing out to thoughtfulness. Only in the fiery finale of Ginastera’s “Suite de Danzas Criollas,” did Plano let loose, in stark contrast to the work’s reflective slow movements. An encore, Piazzolla’s “Milonga del Angel,” encapsulated Plano’s playing – warm, unpretentious and heart-rending. 12/11/2007

THE BIRMINGHAM NEWS

Nel mondo di Schumann, accompagnati da un grande Plano - Trionfo in patria l'altra sera alle Ville Ponti per lo straordinario pianista, di Luca Segalla

LA PREALPINA

Jupiter Quartet is out of this world, by Holly Harris Youthful Jupiter String Quartet blazed through a program of classic chamber music Sunday night, living up to its bright planetary namesake in the latest instalment of the ever-popular Virtuosi Concerts... Read More

Jupiter Quartet is out of this world, by Holly Harris

Youthful Jupiter String Quartet blazed through a program of classic chamber music Sunday night, living up to its bright planetary namesake in the latest instalment of the ever-popular Virtuosi Concerts series. The show marked the penultimate appearance of the Boston-based quartet in a 20-stop Canadian tour, part of the first-place prize package from the prestigious Banff International String Quartet Competition (2004). It’s difficult to believe that these musicians — all twentysomething — have been together for under five years. Violinists Nelson Lee and Meg Freivogel, violist Liz Freivogel and cellist Daniel McDonough bring a rich maturity and unerring sensitivity to each other that is well beyond their years. Though two of the members may be related by blood (Meg and Liz are sisters), all are related by an intense, fervent musicality that bonds them like true family. The program opened with Haydn’s Quartet in B flat Major, Op. 76, warmly known as the “Sunrise.” The quartet appeared to effortlessly pull notes out of thin air, as phrases bled into each other in a tightly woven, luminous fabric. Admittedly, theirs was a more romantic spin, but the flawless execution and impeccable intonation brought Haydn’s graceful music to life that was always within the bounds of good taste. Guest Italian pianist Roberto Plano is an emerging artist who lists being a finalist in the 2005 Van Cliburn and laureate of the 2003 Esther Honens international piano competitions among his many awards. Plano’s lovely, lyrical melodic lines in Schubert’s Piano Sonata in A minor, D.537 brought emotional shading and clarity to this lesser known work. While the string quartet may be the ultimate in musical civility, the ensemble also showed its teeth with a fiery interpretation of Brahms’ Piano Quintet in F Minor, Op. 34. Some initial harshness in the violins quickly settled as the quartet found its equilibrium with the piano. A rapturous Andante movement underscored what this quartet does best: listening. Whether playing or not — as in the tacet sections — the four listened intently and deeply to each other at all times, creating a perfectly simpatico body. Some staging conundrums, which have been a challenge in the past for this series, continue to persist. A cluttered stage (did we really need to see a vacant page-turner’s chair?) began to resemble a green room more than a recital hall, with Plano in particular appearing squished upstage among empty chairs, music stands, and microphones during his solo. This remains a riddle to be solved. The quartet was given a rousing standing ovation by the audience. Hopefully, Winnipeg chamber-music lovers will not have to wait too long to hear from these powerhouse players again. 28/03/2006

THE WINNIPEG FREE PRESS

Plano a sensational hit as Jupiter delights, by Bill Rankin EDMONTON - Grant MacEwan hasn't had a public face in the classical music scene this season, but thanks to a couple of prestigious Alberta competitions, the college redeemed itself Saturday... Read More

Plano a sensational hit as Jupiter delights, by Bill Rankin

EDMONTON – Grant MacEwan hasn’t had a public face in the classical music scene this season, but thanks to a couple of prestigious Alberta competitions, the college redeemed itself Saturday night. A collaboration between the Honens International Piano Competition and the Banff International String Quartet Competition was Edmonton’s good fortune. The Jupiter String Quartet, winners of the 2004 BISQC and Roberto Plano, third-place laureate of the Honens in 2003, delighted a middling size but appreciative audience with a program of a Haydn string quartet, a Schubert piano sonata and an intelligent, intense performance of Brahms brilliant Piano Quintet in F minor, Op. 34. The Jupiter Quartet played Haydn’s “Sunrise” Quartet in B-flat Major with consummate self-assurance. They have a real feeling for the extreme dynamic shifts as coherent, playful musical conversations that, in the first movement, especially, oscillate between sublime reflection and raucous bombast. The classical style also demands good taste, which this ensemble has in abundance. String quartet groups are judged on their dynamism and subtlety, their balance and blend, their alertness and their musical intelligence. Loud outbursts have to mean something more than just change of pace; the slow pianissimo sections, say in the second movement of the Brahms or the Adagio in the Haydn, have to impress the listener as thoughts that are deeply felt, not merely the pro forma respites from the preceding fire and the concluding gusts of virtuosic alacrity. The Jupiter plays with all these qualities, and they’re still developing, no doubt. If anything, the ensemble is too well-balanced. The composer will give the violist, Liz Freivogal in Jupiter’s case, or cellist Dan McDonough, moments in the sun or sunrise, but in a lot of string quartet literature, the first violinist takes pride of place in the top registers. The violist can look like she’s along for the ride, which isn’t the case with this group. Such deliberate “imbalance” in some Quartets can appear ostentatious or it can just feel theatrical, in a good sense. The Jupiter Quartet could do with a little more individualistic flare, which, frankly isn’t really their style. As for Roberto Plano, he’s sensational. Plano’s performance of the Schubert’s Sonata in A minor, Op. 164, exhibited power and warmth. The outer movements gave him ample opportunity to pound chords for Schubertian effect, but the way he played the middle movement, which is mainly a sweet song a snoozy child could cuddle to, was unadorned lyricism at its most pleasing. Plano was a strong individual voice and an attentive partner in the Brahms. He sounded like he’d been playing with the Jupiter folks for years. 27/03/2006

THE EDMONTON JOURNAL

Plano, giovane pianista di forte energia di Marco Bizzarrini Aprezzatissimo concerto per la Gia d’un sensibile costruttore d’architetture musicali. Il pianista Roberto Plano, 28 anni, è uno degli interpreti più ammirati della sua generazione. Rispetto a molti vincitori di concorso,... Read More

Plano, giovane pianista di forte energia di Marco Bizzarrini

Aprezzatissimo concerto per la Gia d’un sensibile costruttore d’architetture musicali. Il pianista Roberto Plano, 28 anni, è uno degli interpreti più ammirati della sua generazione. Rispetto a molti vincitori di concorso, ha la rara qualità di entrare in profonda comunicazione con gli ascoltatori perché non si ferma agli effetti brillanti ma costruisce il discorso musicale in modo logico ed eloquente. Già apprezzato a Brescia in concerti della Fondazione Romanici, l’artista di Varese è tornato per la GIA a San Barnaba. Il programma (Haydn, Brahms e Schubert) rendeva omaggio alla più alta civiltà viennese. Ma ancor più importante era il ventaglio dei generi affrontati: una serie di variazioni, un ciclo di brevi pezzi pianistici e, per finire, una sonata. Si trattava di un validissimo test per mettere alla prova la sensibilità architettonica dell’interprete. Test che ha perfettamente superato. Le variazioni in fa minore di Haydn sembrano porsi in una strana terra di nessuno tra il classicismo viennese e l’incombente Ottocento romantico: ne è scaturita una lettura elegante e preziosa, ma certo non distaccata. Di Brahms si è ascoltata la raccolta di sei Klavierstucke op.118, anch’essi felicemente interpretati come un ciclo organico calato in un arco formale unitario piuttosto che come pura sequenza di pezzi contrastanti. Dell’esecuzione, citeremo le sottigliezze timbriche con cui sono stati resi canto e controcanto nella parte centrale del secondo Intermezzo: la dolcezza senza manierismi della Romanza, il tempestoso crescendo nell’Intermezzo finale. Da applausi anche la gran Sonata in Si bemolle Maggiore DV960 di schubert. Plano ha ben evidenziato il contrasto tra desolazione e vitalità nell’Andante, ha restituito la lucentezza dello Scherzo e soprattutto ha declinato il movimento conclusivo in chiave eroica. L’ha eseguito come se fosse indicato da Schubert “Allegro molto”, anziché “non troppo”: la scelta del tempo veloce ha ridato equilibrio a una composizione fortemente dilatata, trovando proprio in questo finale un culmine di forte energia. Grande successo e due bis iberici. 24/02/2006

GIORNALE DI BRESCIA

Roberto Plano, il fuoco e la grinta di Nadia Spagna Il pianista varesino ha entusiasmato il pubblico con il suo récital per la stagione della Gia. Da Haydn a Bramhs, a Schubert. E per bis la «Danza» di De Falla... Read More

Roberto Plano, il fuoco e la grinta di Nadia Spagna

Il pianista varesino ha entusiasmato il pubblico con il suo récital per la stagione della Gia. Da Haydn a Bramhs, a Schubert. E per bis la «Danza» di De Falla Roberto Plano, pianista fenomeno dell’ultima generazione, conosciuto e stimato soprattutto negli Stati Uniti, è stato protagonista del secondo appuntamento con la stagione organizzata dalla Gia (Giovani Interpreti Associati). Venerdì sera, infatti, il pianista varesino ha offerto al pubblico presente nell’auditorium San Barnaba uno straordinario récital pianistico dedicato alle opere di Haydn, Brahms e Schubert. Un programma che ha contato una scelta di brani assai complessi ed impegnativi, sia per l’esecutore sia per l’ascoltatore. Si è cominciato con le «Variazioni in fa minore Hob XVII.6» di Joseph Haydn in cui il pianista ha rivelato un grande rispetto per la scrittura dell’autore austriaco, non abusando mai dell’uso del pedale. L’interpretazione si è affidata alle indicazioni dello spartito, ponendo l’accento su quel temperamento drammatico e tragico che va poi spegnendosi in una coda che si perde nelle sfumature del pianissimo, quasi a voler simboleggiare l’allontanamento dalle preoccupazioni della vita. Protagonisti della prima parte della serata sono stati tuttavia i «Klavierstücke op. 118» di Johannes Brahms: una raccolta composta di quattro Intermezzi, una Ballata e una Romanza. Abbiamo qui goduto di un Brahms energico ma mai eccessivo. Molto morbidi gli Intermezzi che hanno ricevuto una notevole attenzione nei passaggi più dichiaratamente poetici. Profondo il sentimento che Plano ha riversato nella celebre Ballata, dove ha fatto «cantare» i temi portanti con trasporto e fuoco. Una pagina eroica, di un gran vigore ritmico che nella seconda parte cede tuttavia alle dolcezze della reminiscenza accompagnate da un fluido scorrere d’arpeggi. La parte del leone l’ha fatta tuttavia Franz Schubert, del quale Roberto Plano ha voluto interpretare la «Sonata in si bemolle maggiore D960». Il pianista ha sfoderato immediatamente un sapiente dosaggio del pedale e un tocco squisitamente leggiadro e poetico. L’indimenticabile melodia del primo movimento è stata affrontata in modo fluido e giustamente energico, poiché il pianista ha saputo affiancare a passione e temperamento, la trasmissione di tutto il delicato pensiero schubertiano. L’esecuzione dello Scherzo e Trio hanno poi riportato l’attenzione ad un clima di serenità e brio. Così come nel Finale si è ritornati ad apprezzare il fuoco e la grinta del pianista. Roberto Plano è riescito a tenere con polso fermo tutto questo lunghissimo discorso musicale. Un’opera impegnativa che, lungi da spaventare l’esecutore, è stata affrontata con straordinaria proprietà di linguaggio ed una maturità interpretativa davvero impressionante. Un concerto così denso e di tale livello non poteva che essere ricompensato con i calorosi applausi e le numerose chiamate alla ribalta da parte di un pubblico veramente entusiasta. Roberto Plano, lusingato da tanto apprezzamento, ha ringraziato il pubblico eseguendo due brani fuori programma, fra i quali la «Danza del Fuoco» di De Falla. 20/02/2006

BRESCIA OGGI

Le ultime note della stagione affidate al talento pianistico di Plano di Corrado Genovese Asam Un giovane talento pianistico chiude la stagione concertistica agli amici della musica. Vincitore del prestigioso premio “Cleveland International Piano Competition”, Roberto Plano smentisce la sua... Read More

Le ultime note della stagione affidate al talento pianistico di Plano di Corrado Genovese Asam

Un giovane talento pianistico chiude la stagione concertistica agli amici della musica. Vincitore del prestigioso premio “Cleveland International Piano Competition”, Roberto Plano smentisce la sua età anagrafica ponendoci al cospetto di un pianismo di matura concezione stilistica unito a risorse tecniche notevoli, nel concerto della scorsa domenica al salone Carabelli di Via Torres. La Sonata Pastorale di Beethoven apre il programma del recital in cui l’artista varesino concede, al pianoforte, un affondo timbrico subito convincente, lasciando all’ Andante della stessa opera una maggiore apertura tonale. Il raggiante Rondò finale concede i primi episodi di bravura, con successivi zampilli tecnici evolutivi nello sviluppo del titanico compositore di Bohn. Un’essenziale presentazione di primo Romanticismo, insomma, che pone il pubblico all’ascolto del suono cristallino di Plano per orientare, dopo, il quadro storico verso la letteratura di Respigi e Scriabin. Così il Notturno dell’autore italiano mette in risalto l’accento melodico ottocentesco cui Respigi giunge attraverso gli influssi veristi e post-sinfonici. […] Apprezzata unanimemente la performance di Plano, per proprietà stilistica e rigore tecnico esecutivo. 21/01/2005

GIORNALE DI SICILIA

Interpretazione ricca di colore e sentimento Si è concluso giovedì 15 settembre, con l’applauditissimo concerto di Roberto Plano, il IV festival pianistico “Giovani interpreti e grandi maestri”, organizzato dall’Associazione Chamber Music. Notturno e Fantasia hanno dato l’impronta allo stile della... Read More

Interpretazione ricca di colore e sentimento

Si è concluso giovedì 15 settembre, con l’applauditissimo concerto di Roberto Plano, il IV festival pianistico “Giovani interpreti e grandi maestri”, organizzato dall’Associazione Chamber Music. Notturno e Fantasia hanno dato l’impronta allo stile della serata, tutto volto alla meditazione e al sogno. Sono quindi seguiti alcuni brani poco noti di malinconica atmosfera latino-americana. Il tono notturno ed evocativo delle composizioni è stato sottolineato da un’interpretazione ricca di colore e sentimento, che ha immediatamente conquistato un pubblico numeroso e attento. Non poteva che chiudersi meglio la rassegna curata da Fedra Florit… 23/09/2008

VITA NUOVA

Un superlativo Roberto Plano – Il giovane pianista ha entusiasmato nell’ultimo appuntamento della Chamber di Erica Culiat Superlativo. E’ forse questo l’aggettivo che meglio descrive Roberto Plano… E tanto più superlativo perché si tratta di un ragazzo di appena ventisette... Read More

Un superlativo Roberto Plano – Il giovane pianista ha entusiasmato nell’ultimo appuntamento della Chamber di Erica Culiat

Superlativo. E’ forse questo l’aggettivo che meglio descrive Roberto Plano… E tanto più superlativo perché si tratta di un ragazzo di appena ventisette anni, ma con alle spalle un medagliere di tutto rispetto. Ha suonato talmente bene che avremmo potuto ascoltarlo per ore intere…Sala esaurita e pubblico che non lasciava sfumare nell’aria neanche l’ultima nota che le mani già crepitavano per la voglia di applaudire. Il pubblico era emozionato perché Plano ha regalato grandi emozioni, già con Franz Schubert a inizio serata. La Sonata op.143 si scioglieva dentro, mentre il suono, limpido, senza sbavature (finalmente uno che sa usare i pedali nella maniera giusta!) riempiva la sala. Questo giovane pianista sa come tirare fuori dallo strumento tutte le sue potenzialità; ha il pieno controllo sul pianoforte. In poche parole, lo sa suonare. Non solo, ma per quanto riguarda le partiture, ci fa toccare i contenuti di ciascuna. Quindi il Notturno e la Sonata-Fantasia di Scriabin, scelta, quest’ultima, che ben si sposa con il modo di suonare di Plano. Da una parte, la poetica di Scriabin basata sul potenziamento delle componenti sensuali e irrazionali della creazione artistica, che impone al tempo musicale una scansione basata sull’istantaneità dell’emozione, dall’altra, un’esecuzione emotivamente coinvolgente… Per concludere, un Ginastera, quello delle Danze Argentine, suonato con tale trasporto ed enfasi che poco mancava facesse saltare i tasti come David Helfgott quando si cimentava con il Piano Concerto n.3 di Rachmaninoff. Applausi a non finire e due bis obbligatori per tanto calore. 19/09/2005

MESSAGGERO VENETO

Il giovanissimo pianista varesino applaudito al Ridotto di Claudio Gherbitz TRIESTE - In una sala “De Sabata” affollata per il recital di Roberto Plano, si è concluso il IV Festival “Giovani interpreti e grandi maestri” promosso dall’Associazione Chamber Music. Pur... Read More

Il giovanissimo pianista varesino applaudito al Ridotto di Claudio Gherbitz

TRIESTE – In una sala “De Sabata” affollata per il recital di Roberto Plano, si è concluso il IV Festival “Giovani interpreti e grandi maestri” promosso dall’Associazione Chamber Music. Pur risultando all’anagrafe il più giovane, il pianista varesino Plano ha mostrato di possedere una personalità artistica già marcata e definita…. Va riconosciuto in Plano un pianista ammirevole, in grado di attirare l’attenzione e di accendere consensi. Se controllo tecnico, polsi elastici e mobilissimi, l’avveduto gioco dei pedali, l’agilità delle dita sono qualità scontate – viste le tante affermazioni internazionali, quali il premio al Concorso di Cleveland e l’esser giunto a un soffio dal “Van Cliburn” – appaiono eccezionali e forieri di una sicura ascesa il bel suono che sa ricavare dallo strumento, pieno, rotondo, la cura costante nell’esporre il cantabile, l’attenzione nell’evitare ogni asprezza e il costante equilibrio costruttivo. Plano ha aperto la serata con la Sonata in La minore op.143 di Schubert, adeguandosi al suo respiro quasi orchestrale, alla determinazione e alla sua forza propulsiva, ma sempre propenso a ripiegare nell’intimità, nella penombra delle digressioni e nel gioco leggero della serenità. Dopo un omaggio a un autore di rara frequentazione pianistica quale Respighi, ha affrontato la Sonata-Fantasia di Scriabin esaltandone l’aspetto virtuosistico, sciorinando nel movimento finale un’esattezza e una frenesia strumentale fuori dal comune. Le stesse che hanno scatenato gli applausi in chiusa, dopo le pagine dei sudamericani Villa-Lobos e Ginastera, autentico trionfo di colori, ritmi complicati e acrobazie. Ai fervidi e prolungati consensi, Plano ha risposto con una melodia di Gluck trascritta da Sgambati e con il suo cavallo di battaglia, l’ubriacante “Capriccio” di Dohnanyi. 17/09/2005

IL PICCOLO

Roberto Plano, meritata la fama della sua bravura di Dejan Bozovic Trieste – La Sala del Ridotto del Teatro Verdi era troppo piccola per accogliere tutti coloro che desideravano assistere al recital di Roberto Plano, che ha chiuso la rassegna... Read More

Roberto Plano, meritata la fama della sua bravura di Dejan Bozovic

Trieste – La Sala del Ridotto del Teatro Verdi era troppo piccola per accogliere tutti coloro che desideravano assistere al recital di Roberto Plano, che ha chiuso la rassegna “Giovani interpreti e grandi maestri” dell’Associazione Chamber Music. Si direbbe, quindi, che le voci sulla bravura del musicista ventisettenne hanno preceduto la sua esibizione triestina, e la conferma della loro plausibilità era immediata. La matura profondità interpretativa rivelatasi nell’esecuzione della Sonata in La minore op.143 di schubert, scelta per avviare la serata, colpirebbe anche se si trattasse di un artista meno giovane. L’originario raccoglimento introspettivo sfocia in una lettura febbricitante, di contagiosa incandescenza, dove le pulsazioni inquietanti compenetrano la tersità cantabile e virtuosistica, mentre la forbitezza del fraseggio viene illuminata da alcuni accenti da brivido. E prima che effettivamente si spegnessero le risonanze dell’inebriante finale, ecco arrivare le squisitamente soavi e trasognate meditazioni in cui il pianista varesino traspone l’eterea essenza del Notturno da Sei Pezzi per pianoforte di Respighi. La Sonata-Fantasia n.2 in Sol diesis minore op.19, probabilmente l’opera più evoluta del giovane Scriabin, gli suggerisce invece una seducente giustapposizione dell’esaltazione virile e di una languida malinconia, risoltesi nella vigorosa verve brillante, sfruttata – con l’immancabile senso dell’opportuno – nel secondo movimento. Dopo le straordinariamente calibrate e sfaccettate interpretazioni di Sechs Klavierstucke op.118 di Brahms, la serata si chiude con le Impressoes Seresteiras di Villa-Lobos e le Danzas Argentinas op.2 di Ginastera, da cui l’artista estrapola il più possibile con nobile dedizione, equa alle sue eccelenti virtù pianistiche. Meritate le ovazioni, ricambiate con due fuori programma. 17/09/2005

IL GAZZETTINO

Concerto: La Staatsphilharmonie al Feierabendhaus, Ludwigshafen di Monika Lanzendörfer Al termine della sua esecuzione letteralmente sommersa dagli applausi, Roberto Plano si mischiava fra il pubblico del Feierabendhaus, quasi in incognito, in jeans e camicia a righe. E’ raro incontrare un... Read More

Concerto: La Staatsphilharmonie al Feierabendhaus, Ludwigshafen di Monika Lanzendörfer

Al termine della sua esecuzione letteralmente sommersa dagli applausi, Roberto Plano si mischiava fra il pubblico del Feierabendhaus, quasi in incognito, in jeans e camicia a righe. E’ raro incontrare un simile talento dei tasti che si accosta con tale discrezione alla musica, come questo vincitore di 15 diversi concorsi internazionali di pianoforte. Plano, originario dell’Italia Settentrionale, è giovane. I suoi garbati inchini, il suo portamento, l’agilità delle sue mani, ci lasciano escludere ogni sua tendenza a volersi mettere in mostra. Ma la magia che riesce a ottenere al pianoforte a coda, è affascinante da ascoltare. Le “Notti nei giardini spagnoli” di Manuel de Falla, esigono di adattarsi con rigore alle voci dell’orchestra. Stravaganze da solista, in questo brano, non sono quasi previste. Eppure lui riesce a convogliare tutta la concentrazione del pubblico sulla sua sobria esecuzione, sul suo semplice e discreto suono cameristico, sulla sua delicata filigrana musicale. Solo i bis rivelano la misura del suo temperamento, traboccante di virtuosismo. Due pezzi tratti dalle “Danze Argentine” di Alberto Ginastera, eseguiti liberando tutto il suo carisma, determinano un’atmosfera surriscaldata. 21/05/2004

MANNHERIMER MORGEN

Sogni musicali dall' Arcadia di Gabor Halasz Il direttore e l’orchestra hanno presentato il magistrale brano di Respighi con i suoi stili e i suoi effetti sonori, in maniera vivace, incisiva e a tratti anche con un brioso spirito musicale,... Read More

Sogni musicali dall’ Arcadia di Gabor Halasz

Il direttore e l’orchestra hanno presentato il magistrale brano di Respighi con i suoi stili e i suoi effetti sonori, in maniera vivace, incisiva e a tratti anche con un brioso spirito musicale, mentre l’interpretazione delle “Notti” di de Falla riecheggiava di fervidi contrasti. Il pianista italiano Roberto Plano ha dato un prezioso contributo, eseguendo la sua variopinta parte da solista con altrettanta bravura, sensibilità e flessibilità. In seguito il suo bis è stato assolutamente entusiasmante: Le Danze Argentine di Alberto Ginastera (op 2), all’inizio il primo e lento movimento eseguito con estrema sensibilità, all’insegna di una raffinata cultura del tocco, e in seguito la parte veloce, un acrobatico, straordinario, fuoco d’artificio di virtuosismi. 19/05/2004

DIE RHEINPFALZ

Plano vibrante, magico e scatenato; Pubblico entusiasta per il giovane pianista in continua ascesa invitato dalla Gia di Fulvia Conter Invitato dalla Gia è tornato a Brescia il pianista Roberto Plano, giovane, ma già famoso per le vittorie in concorsi... Read More

Plano vibrante, magico e scatenato; Pubblico entusiasta per il giovane pianista in continua ascesa invitato dalla Gia di Fulvia Conter

Invitato dalla Gia è tornato a Brescia il pianista Roberto Plano, giovane, ma già famoso per le vittorie in concorsi importanti come Cleveland e Calgary: l’abbiamo ascoltato ed ammirato giovedì a San Barnaba insieme ad un pubblico numeroso in un programma scelto per dimostrare la sua gamma espressiva e nel contempo il suo virtuosismo. Apriva il recital una delle più sconvolgenti Sonate di Schubert, quella in la minore D. 784, in cui l’autore si abbandona al pessimismo, compone come in preda ad un’allucinazione funebre, pare raccontarsi con dolore con una musica fatta di sussulti, piccole e violente ribellioni. E Plano, fin dal misterioso primo tempo, si è calato con profondità matura all’interno dell’enigma, svelandolo trepido e vibrante, differenziando la gamma sonora in tutte le sue possibilità. Dopo tale Sonata, un altro maestro del suono, Maurice Ravel, dapprima con la fissità cullante e gemmata della «Pavane pour une infante défunte», quindi con il turbinio vitalistico de «La Valse», interpretata con fascino e trascinante funambolismo tastieristico. La freschezza del pianista, il suo fragrante approcciarsi con delicatezza e vigore alla tastiera fino a schizzare atmosfere sfumate o sanguigne, colpivano poi nella spontaneità, espressa nei 4 Préludes magici di Débussy e con l’«Isle Joyeuse», colorata e avvolgente, insidiosa come la balzachiana Torpille. «Voiles», Preludio Libro I, dopo il Ravel così estroverso de «La Valse», lasciava impressionati. A chiudere, le tre «Danzas argentinas» op. 2 di Alberto Ginastera. Pagine ardue con un chè di scanzonato, curioso mélange di impressionismo francese, innestato su radici latino-americane ed intrise di spirito jazzistico, affrontate da Plano con estrema naturalezza, in modo anche qui straordinario. Plano ha acceso l’entusiasmo del pubblico: non v’è che da augurargli di continuare a studiare con la stessa passione per raggiungere vette sempre superiori. Ha offerto due bis, una trascrizione della Danza dall’«Alceste» di Gluck e un vorticoso impervio «Etude» di Dohnanyi. 23/03/2004

IL GIORNALE DI BRESCIA

Nell’intenso concerto a Busto – In ricordo di chi l’ha scoperto, Plano non vuole applausi di Tullia Pedersoli BUSTO – La musica è fatta per l’inesprimibile; vorrei che essa avesse l’aria di uscire dall’ombra e che, a tratti, vi rientrasse;... Read More

Nell’intenso concerto a Busto – In ricordo di chi l’ha scoperto, Plano non vuole applausi di Tullia Pedersoli

BUSTO – La musica è fatta per l’inesprimibile; vorrei che essa avesse l’aria di uscire dall’ombra e che, a tratti, vi rientrasse; che fosse sempre discreta”. Questa, in sintesi, la poetica di Claude Debussy. E alle parole del compositore sembra ispirarsi l’interpretazione che Roberto Plano, ospite martedì della Società del Quartetto, ha dato di alcune sue celebri pagine. Il programma verteva, oltre che su alcune incantevoli composizioni del repertorio romantico, sulle due principali figure del panorama musicale francese a cavallo fra Ottocento e Novecento: Claude Debussy e Maurice Ravel. Un unico, coerente filo interpretativo – basato su una sonorità ricercata ed equilibrata, dalla timbrica preziosa, morbida anche nell’ampiezza del forte – sembra percorrere l’intera serata, a partire dalla Sonata di apertura, per giungere ad una pagina virtuosistica come “La Valse” di Ravel. Nulla ha perso Plano di quell’aria assorta e di quella incessante, edonistica ricerca di un suono sempre “bello”, levigato e mai eccessivo, che da sempre caratterizza le sue esecuzioni. Mostrando una gamma timbrica e dinamica più ricca e interessante nella difficile zona dei “piani” piuttosto che in quella, più appariscente e d’impatto (perciò più facile da controllare) del “forte”. Una goccia d’infinito è la sua interpretazione della composizione schubertiana: con calma signorile Roberto attacca l’allegro iniziale, proseguendo sempre con un controllo infinitesimale del dettaglio. Il suono corre morbido per tutto il successivo Andante, nonostante la difficile acustica del teatro. Anche nell’energico finale, pregevole è la resa del “canto”, sonoro e legatissimo, che sembra galleggiare sull’impalpabile accompagnamento. ..[della Berceuse di Chopin]..Plano diviene qui un vero cultore della sfumatura, in una magia di suoni che nella loro finissima poesia sembrano ispirarsi ad una figura assai compianta, quella di Benedetti Michelangeli. ..Un Debussy “a tutto tondo” emerge dai successivi Preludi. Assai interessante l’estasiata, introspettiva contabilità che tocca talvolta vette di astrazione che alla lontana ricordano Webern. 04/03/2004

LA PREALPINA

Plano, giovane e autorevole. Convincente recital del varesino all'auditorium della Libertà di Bernardino Zappa Roberto Plano non è solo uno dei pur numerosi (per fortuna) giovani talenti italiani. Che sia qualcosa di più lo potrebbe attestare sufficientemente anche il palmarès... Read More

Plano, giovane e autorevole. Convincente recital del varesino all’auditorium della Libertà di Bernardino Zappa

Roberto Plano non è solo uno dei pur numerosi (per fortuna) giovani talenti italiani. Che sia qualcosa di più lo potrebbe attestare sufficientemente anche il palmarès al suo attivo, in particolare con una vittoria «pesante» al Concorso Cleveland 2001, uno dei maggiori degli Usa. Il giovane varesino, 25 anni appena compiuti, si sta affacciando alle latitudini italiane grazie a Gioventù musicale italiana, che lo propone quest’anno in varie sedi. A Bergamo la direzione artistica lo ha proposto come concerto inaugurale nell’auditorium della Libertà, lunedì, e il giovane non ha tradito le attese. Quello di Roberto Plano è un pianismo a tutto tondo, che non conosce né incertezze né titubanze sul piano tecnico ed è assai ferrato anche sul piano accademico-interpretativo. Del resto che il suo bagaglio esecutivo sia di primo piano bastava una scorsa al programma della serata, articolata a dovere tra classici, Novecento storico francese ed esplorazione personale. Sul «classico» Schubert, con la suggestiva Sonata in la minore op. 143 (D 784) Plano non ha azzardato molto oltre il canonico, saggiamente. Del resto, personalizzare in modo originale su questo terreno non si addice a un giovane e comunque è un rischio che forse non vale il gioco: la sua lettura, pulita e accorta ha mirato ha restituire con credibililtà il segno fluttuante della creatività schubertiana, puntellato da una saldezza tecnica priva di incertezze. Assai coinvolgente è stato il Ravel successivo, in cui Plano ha messo in campo anche una sofisticata ricerca timbrica – com’era logico attendersi – e qui il suo segno personale ha fatto capolino più decisamente: il ricco gioco di colori dell’opera non si è comunque mai spinto a prevaricare il domino della melodia, segnata con una notevole e anche caratteristica decisione. L’attenzione per lo scandaglio analitico, per la sua architettura indagata con consapevolezza ha fatto mostra di sé, inequivocabilmente e significativamente, ne «La valse» successiva, pezzo di grande difficoltà, che ha trovato in Plano un’autorevolezza probante. Qui in particolare il turbinio sonoro decadente in cui Ravel avvolge brandelli di ritmi e melodie, non è mai stato affrontato senza tenere ben chiaro il dettato costruttivo, ricco di spunti e di fascino. Un gioco equilibrato fra timbri e architetture ha animato con bel fascino anche le pagine scelte di Debussy, dominato a dovere anche nei ritmi pirotecnici de «L’Isle joyeuse». Una bella sorpresa, fuori dai consueti panorami concertistici sono state infine le vitali danze argentine di Ginastera, ma anche i due suggestivi fuoriprogramma (Gluck-Sgambati e un «Capriccio» di Dohnányi, da brivido) che il pubblico, purtroppo non adeguatamente numeroso – non raggiungeva le duecento unità – ha applaudito con giusto entusiasmo. Bernardino Zappa. 21/01/2004

L'ECO DI BERGAMO

ASAM, Roberto Plano convince a San Pietro di Corrado Genovese L”Asam” sceglie un giovane talento pianistico per aprire la nuova Stagione Concertistica. Vincitore del prestigioso premio “Cleveland International Piano Competition”, Roberto Plano smentisce la sua età anagrafica ponendoci al cospetto... Read More

ASAM, Roberto Plano convince a San Pietro di Corrado Genovese

L”Asam” sceglie un giovane talento pianistico per aprire la nuova Stagione Concertistica. Vincitore del prestigioso premio “Cleveland International Piano Competition”, Roberto Plano smentisce la sua età anagrafica ponendoci al cospetto di un panismo di matura concezione stilistica unito a risorse tecniche notevoli. Con l’attacco austero e drammatico della Sonata in La minore D784 di Schubert, l’artista varesino concede, sul pianoforte dell’Auditorium di San Pietro in Ortigia, un affondo timbrico subito convincente, lasciando all’”Andante” della stessa opera la delicata apertura tonale che volge verso un crescendo centrale su cui si fonda il tema ribattuto. Il brillante “Allegro vivace” concede i primi episodi di bravura, con successivi zampilli tecnici evolutivi nello sviluppo schubertiano. Un’ essenziale presentazione di Primo-Romanticismo, insomma, che pone il pubblico all’ascolto del suono cristallino di Plano per orientare, dopo, il quadro storico verso la letteratura impressionista. Così la “Pavane pour une enfante défunte”, di Maurice Ravel, annuncia un tema celebre, più volte parafrasato in chiave vocale nel quale il pianista riesce in coloriture del tutto particolari indugiando spesso verso il forte. Ne consegue un’autentica esaltazione dello stile “a bozzetto”, come uno schizzo pittorico che lascia intravedere un canto di meditazione. 14/01/2004

IL GIORNALE DI SICILIA

Eccellente recital di Roberto Plano, giovane pianista su cui scommettere di Marco Bizzarini Il 25enne pianista varesino Roberto Plano, dopo essersi messo in luce al Concorso Togni di Gussago e nella stagione della Gia, si è esibito al Sancarlino lo... Read More

Eccellente recital di Roberto Plano, giovane pianista su cui scommettere di Marco Bizzarini

Il 25enne pianista varesino Roberto Plano, dopo essersi messo in luce al Concorso Togni di Gussago e nella stagione della Gia, si è esibito al Sancarlino lo scorso venerdì, per «Note di primavera» della Provincia con la Romanini. Bello, denso e non banale il programma: due Sonate del primo ’800, un brano del giovane Debussy e «La Valse» di Ravel. Plano, che si è perfezionato con diversi maestri, fra cui Lazar Berman e Bruno Canino e la cui carriera ha preso il volo con la vittoria nel 2001 al Concorso Cleveland (Usa), è sicuramente un pianista molto interessante, sul cui avvenire si può scommettere, perché all’accurata precisione tecnica che generalmente caratterizza i vincitori di concorso può aggiungere – dote assai più rara – una forte personalità artistica, tale da conquistare l’ascoltatore. In altre parole, è un interprete che, soprattutto nel repertorio ottocentesco (ma senza escludere Debussy e Ravel), ha molte frecce al suo arco. Ed acquista un peso indubbiamente significativo il fatto che Plano desti un’impressione così positiva proprio quando al Festival Michelangeli si sono uditi molti dei più acclamati pianisti oggi in attività. La Sonata op. 28 «Pastorale» di Beethoven, con cui si è aperto il programma, può essere interpretata come un frutto tardivo del Settecento musicale viennese oppure, al contrario, come un preannuncio di mondi espressivi che si affermeranno nel primo romanticismo di Weber e di Schubert. La lettura proposta da Plano, non priva di morbide velature impressionistiche nell’uso del pedale, sembrava appunto ricondurre a questo secondo indirizzo. Di particolare bellezza il suono cantabile dell’Andante. Della Sonata in la minore op. 143 di Schubert, musica che – ha osservato Fulvia Conter introducendo il concerto – «colpisce al cuore» con le sue inquietudini ed i suoi abissali contrasti», ha dato un’interpretazione riflessiva e appassionata nello stesso tempo: spettacolare il passo in ottave nello sviluppo del primo movimento. Dopo il giovanile «Nocturne» di Debussy e le spettacolari ondate di suono de «La Valse» di Ravel, ancora una volta cesellate da Plano con grande bravura, un bis delicatissimo e molto suggestivo: una trascrizione pianistica di Sgambati del Ballo dell’Eliso tratto da «Orfeo ed Euridice» di Gluck. 09/06/2003

IL GIORNALE DI BRESCIA

Varese premia il pianista che ha stregato l'America di Claudio Del Frate Dopo il successo negli Stati Uniti, Roberto Plano, 24 anni, torna a casa per ricevere il “Lumen Claro” VARESE – La “standing ovation” da noi non si fa:... Read More

Varese premia il pianista che ha stregato l’America di Claudio Del Frate

Dopo il successo negli Stati Uniti, Roberto Plano, 24 anni, torna a casa per ricevere il “Lumen Claro”

VARESE – La “standing ovation” da noi non si fa: ve lo immaginate il pubblico che nel bel mezzo di un concerto di musica classica scatta in piedi e inizia a spellarsi le mani come se fosse di fronte a una rock star? Ma gli americani sono fatti a modo loro, se una cosa li entusiasma non si formalizzano. E così il talento di Roberto Plano ha fatto trasgredire anche il rigido bon ton di una sala da concerto. “È accaduto qualche mese fa a Glens Falls, vicino a New York: avevo appena terminato il primo tempo del concerto per pianoforte e orchestra di Grieg quando tutta la sala si è alzata in piedi per applaudirmi. Il giorno dopo ne parlavano tutti i giornali”. Roberto Plano è a Induno Olona, il paese del Varesotto che fino a un paio di anni fa era la sua residenza abituale. Ma da quando si è aggiudicato il concorso internazionale per pianisti di Cleveland, uno dei più prestigiosi al mondo, gli Stati Uniti sono diventati la sua seconda casa. Ventiquattro anni, Plano è considerato molto più che una promessa nel mondo concertistico: come spesso accade, del talento degli italiani si accorgono prima gli stranieri. Così è stato, anche se il Premio “Lumen Claro”, che verrà attribuito a Plano domani sera a Varese, rimette un po’ le cose a posto. “Ma dell’Europa e dell’Italia un pianista non può fare a meno e il mio obbiettivo nei prossimi anni sarà farmi conoscere meglio nel Vecchio Continente”. Roberto fa un bilancio di questi suoi due anni americani: “Una settantina di concerti nelle città più famose degli Usa, l’incisione di un disco con musiche di Liszt, lusinghiere critiche sui giornali, una straordinaria esperienza artistica e umana: cosa volere di più? Il pubblico americano, meno compassato di quello europeo, mi ha trasmesso molto calore, molte emozioni. Condizioni indispensabili perché un musicista faccia bene il suo lavoro”. Al pianista di Induno è già riuscito di suonare in Europa, grazie alla fama guadagnata oltreoceano: “Alla fine di un concerto in una piccola città del Maine sono stato avvicinato da una signora tedesca, entusiasta dell’esibizione ma soprattutto sorella di un noto impresario. Morale: poche settimane dopo sono stato ingaggiato per una serata in una delle più famose sale da concerto di Monaco”. Una soddisfazione, per Plano, pari solo a quella di poter suonare davanti al pubblico di Duszniki: per i profani è un’anonima stazione termale polacca ma per gli amanti della musica è la “patria” di Chopin nonché sede di un festival pianistico. Il talento non è solo una dote naturale, bisogna saperlo coltivare. Plano segue una regola quasi monastica: “Otto, nove ore al pianoforte, tutti i giorni. Unica eccezione, il giorno di un concerto quando mi sciolgo le dita solo per un’oretta per arrivare riposato davanti al pubblico.” Domani sera, dunque, Roberto tornerà a suonare nella sua città. L’ultima volta, due anni fa, in sala c’erano poche decine di spettatori. Sembra un secolo fa. 23/04/2003

CORRIERE DELLA SERA

IL CD – Liszt secondo Roberto Plano di Davide Ielmini La vincita del Primo Premio al Cleveland International Piano Competition gli ha assicurato un buon successo: sino ad ora più negli Stati Uniti che in Europa. Il cd che presentiamo,... Read More

IL CD – Liszt secondo Roberto Plano di Davide Ielmini

La vincita del Primo Premio al Cleveland International Piano Competition gli ha assicurato un buon successo: sino ad ora più negli Stati Uniti che in Europa. Il cd che presentiamo, registrato in America, rientra nei privilegi del vincitore. Plano, venticinquenne, ottimizza le proprio forze e il proprio, immancabile, gusto in un programma interamente lisztiano, non certo trascurato dai pianisti ma neppure troppo praticato. Dalle ballate n°1, “Le chant du croisé” in re bemolle maggiore e n°2 in Si minore, si passa a Tre Sonetti del Petrarca, tratti dalla seconda serie del secondo Libro degli Années de Pèlerinage, e a due Leggende, la “St. François d’Assise – La prédication aux oiseaux” e la “St. François de Paule marchant sur les flots”. Si tratta di brani evocativi, intrisi di mistero e slanci mistici, di virtuosismi cavillosi che Plano riscatta attraverso una lucidità di pensiero particolarmente serena. L’interpretazione, misurata, esalta i temi con carattere e fermezza, rivela ingegno ma anche cautela (qui nel senso di riflessione), sprigiona solidità, propone un impianto armonico nitido, condotto più con dolcezza che severità. La malinconia di Liszt si avvolge così di sensualità, affascinando l’ascoltatore attraverso ricami timbrici sciolti nell’incanto della brillantezza esecutiva. Con eleganza, Plano traduce la “nevrastenia” intellettuale e l’irruenza muscolare di Franz – i crescendi improvvisi, le massi musicali tuonanti, le esigenze descrittive – in uno scorrere sonoro continuo e regolare nel quale scoprire il germogliare di un canto che sembra scendere direttamente dal Paradiso. Il suo tocco, ora impegnato in un sorvolo evanescente, ora in picchiate graffianti, è sempre e comunque adamantino. Quasi l’interprete volesse conservare una propria, vincente fragilità. 06/04/2003

LA PREALPINA

Senza incantesimi in cima all'Everest ..Il 24enne pianista italiano Roberto Plano andrebbe definito superlativo, ha tenuto presso la BASF una Matinée talmente appassionata da togliere il fiato. Plano ha dato prova di una grande maturità davanti ad un pubblico di... Read More

Senza incantesimi in cima all’Everest

..Il 24enne pianista italiano Roberto Plano andrebbe definito superlativo, ha tenuto presso la BASF una Matinée talmente appassionata da togliere il fiato. Plano ha dato prova di una grande maturità davanti ad un pubblico di professionisti ed appassionati. Nelle due Sonate di Scarlatti la giovane Star italiana ha utilizzato l’articolazione e la trasparenza, conferendo ai testi nuances raffinate e facendo scoprire melodie interne spesso non notate. …I 4 brani per pianoforte op.119 di Brahms fanno parte sia dal punto di vista musicale che tecnico dei migliori brani per pianoforte di tutta la storia della musica. Plano li ha analizzati con euforia e rassegnazione, così a fondo da lasciare l’ascoltatore senza fiato. Plano è un acrobata senza trucchi…. Con Plano si è riusciti a respirare la vera idea strutturale della Sonata di Schubert. Al pari di un viaggio tra la volta celeste e una caduta all’inferno. 23/01/2003

DIE RHEINPFALZ

Per fortuna nessun ragazzo prodigio – Il pianista Roberto Plano ha conquistato Ludwigshafen Roberto Plano non dà l’impressione di essere un intellettuale solo perché porta gli occhiali, ma lo dimostra suonando. A Ludwigshafen Plano era inserito nella categoria dei giovani... Read More

Per fortuna nessun ragazzo prodigio – Il pianista Roberto Plano ha conquistato Ludwigshafen

Roberto Plano non dà l’impressione di essere un intellettuale solo perché porta gli occhiali, ma lo dimostra suonando. A Ludwigshafen Plano era inserito nella categoria dei giovani pianisti, ma in realtà sentendolo suonare si capiva di avere di fronte un musicista maturo e non un ragazzino prodigio che mette in mostra le proprie capacità geniali. Plano (nato nel ’78) ha mostrato un lavoro ottimo e senza fronzoli, un lavoro sempre in evoluzione che si va trasformando sempre più in un’arte raffinata. E questo lo ha mostrato fin dall’inizio con le due Sonate di scarlatti, dove il pianista, vincitore nel 2001 al Concorso di Cleveland, ha eseguito piccolezze e attente miniature, facendo nascere una sorta di poesia. Ed è da sottoilineare come in Brahms Plano suonasse con un’accortezza e una chiarezza tale che agli spettatori sembrava di avere tra le mani gli spartiti. Per quanto concerne la seconda parte del concerto, Plano ha mostrato la sua grandezza con l’ultima Sonata per Pianoforte di Schubert, suonando in modo sublime. 21/01/2003

MANNHEIMER MORGEN

Roberto Plano ha sedotto il pubblico della Società del Quartetto di Luca Segalla Con uno Schubert intenso, lacerato da improvvise esplosioni di vitalità e percorso da una tensione dolorosa Roberto Plano ha sedotto il pubblico della Società del Quartetto, martedì... Read More

Roberto Plano ha sedotto il pubblico della Società del Quartetto di Luca Segalla

Con uno Schubert intenso, lacerato da improvvise esplosioni di vitalità e percorso da una tensione dolorosa Roberto Plano ha sedotto il pubblico della Società del Quartetto, martedì al Teatro Fratello Sole. Il ventiquattrenne pianista di Induno Olona affrontava la lunga Sonata DV 960, l’ultima composta da Schubert. Il tema, dolcissimo e sognante, dell’attacco si è subito animato in rabbiosi slanci, per poi riapparire, trasfigurato nel timbro e nel tempo, all’inizio dello sviluppo, quasi immobile. Di Schubert, Plano si è sforzato di cogliere le contraddizioni, in una lettura aperta a suggestioni molteplici, tesa a scavare nei recessi di una pagina di angosciante profondità. Ecco il doloroso e attonito secondo movimento, il quarto scivolare leggero, senza però troppe concessioni al puro fascino del suono. Non è poco, a 24 anni, soprattutto se si ha il coraggio di proporre un programma tutto incentrato sull’intimismo, che a Schubert affiancava Scarlatti ed il Brahms op.119. Nessun virtuosismo fine a se stesso, solo il desiderio di cominicare con il pubblico. Due i bis: uno studio da Concerto di Dohnanyi, impressionante per le difficoltà tecniche, e la deliziosa trascrizione della “Danza degli Spiriti Beati” di Gluck per mano di Giovanni Sgambati, suonata a fil di voce. 10/12/2002

LA PREALPINA

Emigranti sì, ma di successo di Andrea Milanesi ROBERTO PLANO il pianista oltreoceano Non vuole essere chiamato enfant-prodige, perché il suo curriculum è scandito da tempi e ritmi rigorosamente normali, segnati prima dal diploma in pianoforte presso il Conservatorio di... Read More

Emigranti sì, ma di successo di Andrea Milanesi

ROBERTO PLANO il pianista oltreoceano

Non vuole essere chiamato enfant-prodige, perché il suo curriculum è scandito da tempi e ritmi rigorosamente normali, segnati prima dal diploma in pianoforte presso il Conservatorio di Milano e poi all’Ecole Normale de Musique di Parigi. Ma nonostante questa formazione tutta europea, per Roberto Plano (varesino, classe 1978) il destino ha previsto un futuro tutto stelle e strisce iniziato nell’agosto 2001, quando si è aggiudicato il primo premio al prestigioso Cleveland International Piano Competition, un’affermazione che ha cambiato totalmente la sua esistenza. Sradicandolo dall’Italia. Ma come si può concepire una carriera artistica fuori dall’Europa, culla storica della musica classica? “Dovendo partire dalla mia esperienza, posso proprio dire: in modo naturale. In quest’anno di intensa attività concertistica (oltre 40 date, coast to coast), gli Stati Uniti sono diventati la mia patria naturale, ma soprattutto la principale fonte di lavoro e guadagno. La mia base è Cleveland, dove vengo ospitato a turno da cinque o sei famiglie. A che titolo? Nessuno: si sentono onorate di accogliere il vincitore del loro concorso”. Per un artista che gira il Nord America in lungo e in largo, esibendosi nei templi sacri della classica, l’attenzione che gli viene riservata in Italia è davvero poca cosa… “Alla fine, volente o nolente, ho cominciato a disinteressarmi della situazione musicale in Italia. Dopo aver vinto il Cleveland, mi aspettavo di essere chiamato da qualche agenzia del nostro Paese, dove per motivi organizzativi non riesco quasi mai a esibirmi. Così mi consolo con l’accoglienza che mi viene riservata qui. In particolare, mi colpiscono i nostri connazionali in terra americana, che mi fanno continuamente arrivare i loro messaggi di stima e riconoscenza: e io mi sento davvero orgoglioso di essere qui a rappresentare una parte della nostra cultura, verso cui il mio modo di suonare è assolutamente debitore”. 01/11/2002

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Il poeta del pianoforte che non vuole applausi di Davide Rondoni I volti nuovi delle arti – Il personaggio Ha ventiquattro anni, un maglioncino con le righe alla moda, gli occhiali e la faccia pulita e allegra. Io ordino un... Read More

Il poeta del pianoforte che non vuole applausi di Davide Rondoni

I volti nuovi delle arti – Il personaggio

Ha ventiquattro anni, un maglioncino con le righe alla moda, gli occhiali e la faccia pulita e allegra. Io ordino un bicchier di vino e lui un’aranciata. È un ragazzo come tanti. Però il New York Times ha scritto di lui: “Ha una meravigliosa purezza e una padronanza delle suggestioni più profonde […]. Ha dato attestazioni di virtuosismo levigato […]. Lo hanno applaudito a Vienna, a Parigi, in Giappone, negli Usa e in tutta Italia. Roberto Plano ha avuto in dono dai suoi una pianola Bontempi a tre anni e dal buon Dio un talento musicale smisurato. Suo fratello Salvatore partecipò nel ’71 allo “Zecchino d’Oro” con Pepito della pampa. A lui, invece, la vittoria al Cleveland International Piano Competition ha aperto le sale da concerto di tutto il mondo. E il suo modo di suonare il piano sta conquistando pubblico e critica. Specie negli Usa, dove è spesso in tournée.

“Un pianista – mi dice convinto – è un artista. Nelle sale da concerto in genere si vogliono pianisti che strappino l’applauso con il virtuosismo, “spaccando” il pianoforte. Io invece voglio che la gente sia lì con me, che si sospenda il respiro di fronte a così tanta bellezza che ci arriva da Brahms, da Liszt..”. Ma come ti ci trovi, così giovane, nella parte del piccolo mito? Quando sali su un palco e vai al pianoforte non ti sembra di partecipare a riti antichi, un po’ fuori dal tempo? “ Certo – dice sorridendo – c’è una parte di ritualità: il silenzio, il vestito, alcune usanze.. C’è anche molta ipocrisia. Ma il pianoforte è una parte di me. Nelle mie interpretazioni prevale un tentativo personale, un modo mio di trasmettere quel che ricevo da questa musica, quel che mi ha colpito. So che tutto ciò fa discutere. Ma sono io. A Cleveland ho puntato su questo. E ho vinto, pur suonando un pezzo lento, non virtuosistico, di Scarlatti, che nessuno presenta mai nei concorsi. Non me l’aspettavo”.

La giuria lo ha subito definito un poeta del pianoforte. Lui sorride, si schermisce. Poi in quel sorriso si fa largo qualcosa come una spada di giovane cavaliere. “Il pianista non è un mero esecutore di una partitura. All’impeccabilità preferisco la vita”. Perché i ragazzi della tua età non seguono la musica classica? “È una questione italiana, come lo è il progressivo indebolimento dell’offerta di musica classica negli spazi e sui media. Dipende dall’educazione. Non si è insegnata veramente la musica a scuola. In Giappone ho visto che l’età media del pubblico è molto più bassa che da noi. E non solo laggiù”. Ti piace anche la musica leggera? chiedo mentre immagino che la vita di questo ragazzo non dev’essere semplice. Fa quasi tenerezza mentre mi dice: “A volte provo un po’ di invidia per quei giovani cantanti rock o pop che hanno folle osannanti e milioni di dischi venduti, mentre io mi sono fatto un mazzo così a studiare, a provare e riprovare.. A parte questo, sì, mi piace la buona musica anche leggera. Trovo a volte la musica contemporanea un po’ casuale. E non so chi, tra i grandi dell’Ottocento, sarà davvero in futuro offuscato dai compositori di oggi..”

In un’ora parliamo anche di molto altro. È un ragazzo sveglio, Roberto, e sorride. Non per il successo, sorride. Ma a qualcosa che gli viene incontro nella musica. “Ho le mani piccole”, mi fa vedere. “Non sarò mai un Rachmaninoff, con quelle sue mani infinite. Quindi devo puntare sulla forza della mia interpretazione”. Roberto deve essere un artista. Un pianista di quelli speciali. Lo è. Lo sarà. 11/07/2002

IL GIORNALE

Professione pianista di Laura Bonani Inchiesta - Più che un mestiere, un’arte, una filosofia. Ecco come si diventa virtuosi delle note sulle orme di Rubinstein e Horowitz. LA STORIA – Il curriculum di Roberto Plano, nato a Varese nel 1978... Read More

Professione pianista di Laura Bonani

Inchiesta – Più che un mestiere, un’arte, una filosofia. Ecco come si diventa virtuosi delle note sulle orme di Rubinstein e Horowitz.

LA STORIA – Il curriculum di Roberto Plano, nato a Varese nel 1978
A 23 anni ha trionfato Al “Cleveland” in USA

Con il Primo Premio al “Cleveland International Piano Competition”, (Usa, 2001) Roberto Plano è balzato sul tetto del mondo del concertismo internazionale. Nato a Varese nel 1978, diplomato col massimo dei voti e la lode al Conservatorio “G.Verdi” di Milano, Plano è un mix di talento naturale, professionalità, voglia di crescere. Nel suo curriculum, oltre a numerosi récital in Europa, Usa e Giappone spicca il recente debutto al “Lincoln Center” di New York.

“La tastierina Bontempi me l’hanno regalata i padrini quando ho compiuto tre anni. Ed ho cominciato subito a tirar fuori melodie. A otto anni, invece, dopo una serie di lezioni da una maestra di piano, i miei genitori mi hanno iscritto al Liceo Musicale di Varese. Nel frattempo, a casa, era arrivato anche il pianoforte e passavo cinque ore al giorno a studiare. Nel 1995 ho fatto l’esame di ingresso al Conservatorio di Milano: sono stato ammesso al sesto anno e per me è cominciato il periodo più duro. Frequentavo anche il liceo linguistico e non volevo lasciare i miei compagni di Varese: per tre anni ho fatto il pendolare impegnandomi su due fronti. A distanza di un anno, ho dato prima la maturità poi il diploma di pianoforte. L’esame più difficile? Quello del conservatorio. Le tappe successive? Ho ripreso subito a studiare, ho partecipato ad alcuni concorsi e due li ho pure vinti. Poi, ho deciso di giocare la carta oltreoceano: il “Cleveland”. Ho spedito la cassetta con musiche di Scarlatti, Chopin e Skrjiabin: la notizia di essere stato selezionato tra i 53 partecipanti mi è sembrata già una vittoria. Alla seconda prova, negli Usa, eravamo in 18. Alla terza, in nove. Alla finale, in quattro. Poi è stato pronunciato il mio nome: era il 12 agosto 2001”. 28/06/2002

CORRIERE LAVORO (CORRIERE DELLA SERA)

Sonate e intermezzi per il virtuoso Plano – Applaudito recital pianistico in San Barnaba di L. Fertonani Avevamo perso un po’ di vista il pianista Roberto Plano, dopo la sua vittoria al Concorso “Camillo Togni” di Gussago. Qualche sera fa... Read More

Sonate e intermezzi per il virtuoso Plano – Applaudito recital pianistico in San Barnaba di L. Fertonani

Avevamo perso un po’ di vista il pianista Roberto Plano, dopo la sua vittoria al Concorso “Camillo Togni” di Gussago. Qualche sera fa è tornato a Brescia, in San Barnaba, per la stagione della Gia, e dobbiamo dire che questo ventiquattrenne varesino ci ha lasciato veramente stupiti per la sua “crescita” artistica che in questi due anni ha fatto davvero passi da gigante. La prova sta anzitutto in un programma decisamente arduo, ma anche molto vario, partito con cinque Sonate Scarlattiane prese con piglio estremamente elegante; ma subito dopo c’era l’impervio Brahmas dell’opera 117. E Roberto Plano ha qui dimostrato grande profondità nel ricreare la nostalgia acuta che emana da questi tre bellissimi pezzi brahmsiani. Ancor meglio la seconda parte di questa serata pianistica: le due Ballate di Liszt [..]sono state affrontate con la serenità solare di chi sa il fatto suo, cogliendo in particolare il carattere leggermente inquietante della seconda Ballata, con le sue esplosioni parossistiche nella parte animata. E ancora Liszt ha completato questa entusiasmante serata [..] Applauditissimo, il giovane pianista non ha lesinato i bis concedendo un robusto “Allegro Barbaro” di Bartok e un sentimentale Tango di Albeniz. 15/04/2002

IL GIORNALE DI BRESCIA

Per la GIA a San Barnaba Roberto Plano di Mario Conter Per la GIA a San Barnaba, venerdì scorso è passata la poesia con il pianista Roberto Plano. Già vincitore del Concorso Internazionale Togni di Gussago e del prestigioso Cleveland... Read More

Per la GIA a San Barnaba Roberto Plano di Mario Conter

Per la GIA a San Barnaba, venerdì scorso è passata la poesia con il pianista Roberto Plano. Già vincitore del Concorso Internazionale Togni di Gussago e del prestigioso Cleveland negli USA, che gli ha aperto le porte del concertismo internazionale, Plano ha dimostrato di “crescere” rapidamente. Il concerto per la Gia lo ha rivelato come un pianista avanzatissimo nonostante la giovane età (24 anni) e destinato a sorprendere tutti. Al San Barnaba ha affascinato il pubblico nella prima parte che comprendeva sei Sonate di Domenico Scarlatti nelle quali ha profuso l’incanto, la duttilità, il senso profondo della divina freschezza ed insieme della dolce melanconia che le circonfonde.. I tre intermezzi op. 117 di Brahms che seguivano, sono apparsi finemente elaborati nella loro grazia toccante. Nella seconda parte, in Liszt, si è visto il pianista impegnato in tutt’altro mondo: quello della tecnica elastica e poderosa, grondante retorica, sulla base di temi piuttosto elevati. Qui Plano si è calato con la precisione che lo onora e con la passione del neofita nelle “spire” lisztiane, nobilitando il tutto.. In possesso di mezzi fuori dal comune e del gusto proprio del ricercatore illuminato, Roberto Plano ha conquistato il pubblico, guadagnandosi la messe di applausi piovuti dopo ogni esecuzione e fatti frenetici alla fine. 14/04/2002

IL GIORNALE DI BRESCIA

Roberto Plano, ultimo vincitore del Concorso Pianistico di Cleveland di Anthony Tommasini La maggior parte delle competizioni internazionali di pianoforte ha risultati legati alla casualità quando si tratta di premiare l’eccellenza artistica e la personalità, invece di qualità sulle quali... Read More

Roberto Plano, ultimo vincitore del Concorso Pianistico di Cleveland di Anthony Tommasini

La maggior parte delle competizioni internazionali di pianoforte ha risultati legati alla casualità quando si tratta di premiare l’eccellenza artistica e la personalità, invece di qualità sulle quali i giudici in queste occasioni trovano più semplice essere in accordo, come le abilità tecniche e la sensibilità pianistica. Così è stato rincuorante ascoltare l’ultimo vincitore del primo premio del Concorso Internazionale Pianistico di Cleveland, Roberto Plano. Questo ventitreenne pianista italiano ha mostrato una maturità artistica che va ben oltre la sua età anagrafica durante il suo recital di debutto negli Stati Uniti lunedì sera all’Alice Tully Hall. Ha esordito con la sommessa, dolceamara Sonata in Fa minore, K 466 di Scarlatti, in una esecuzione raffinata, zittendo il pubblico che aveva appena, rumoreggiando, preso possesso della sala. Ha poi presentato le Pieces per pianoforte di Brahms, Op. 118. Plano ha regalato un’emozionante sensazione di coesione a questi differenti, armonicamente avanzati lavori dell’ultimo periodo, impresa difficile da compiere. Ci sono state purezza meravigliosa e padronanza delle suggestioni più profonde nelle sue interpretazioni. Plano ha posto in equilibrio qualità di rapsodica libertà e lucidità testuale nella Sonata – Fantasy di Scriabin, Op. 118. In “Retratos y Transcriptiones”, una premier per l’America, il compositore spagnolo Luis De Pablo tenta di porre in accordo un modernismo rigoroso e evocazioni di musica latina. Plano ha eseguito tutto questo con fantasia e gusto. Nella sua serie lisztiana – la meditativa e mutevole Ballata n. 2, e le tre pieces “Venezia e Napoli” – Plano ha dato attestazione di virtuosismo levigato a livelli di competizione tanto quanto di musicale profondità. E il suo fanciullesco, schivo contegno sul palcoscenico dovrebbe solo facilitarlo nel conquistare completamente le platee. 17/11/2001

THE NEW YORK TIMES

Per il giovane virtuoso varesino, dopo il successo al Concorso Internazionale di Cleveland, un memorabile debutto al Lincoln Center (esemplari i suoi Scarlatti, Liszt, Brahms e Scriabin) di Paolo Tartamella Con in mano un prestigioso biglietto di presentazione - il... Read More

Per il giovane virtuoso varesino, dopo il successo al Concorso Internazionale di Cleveland, un memorabile debutto al Lincoln Center (esemplari i suoi Scarlatti, Liszt, Brahms e Scriabin) di Paolo Tartamella

Con in mano un prestigioso biglietto di presentazione – il Primo Premio nel concorso per giovani pianisti di Cleveland – Roberto Plano ha tenuto il suo primo concerto statunitense lunedì scorso a New York con una solida interpretazione. Plano ha mostrato più padronanza ed esperienza di quanto la sua età non presupporrebbe, e ha puntato sul finale (Venezia e Napoli di Liszt) per proporre il meglio del suo repertorio. Il giovane pianista di Varese, in quei tre movimenti ha in effetti offerto un campionario condensato del suo talento, che tre mesi fa la giuria internazionale di Cleveland aveva definito come “una vena poetica” espressa “grazie all’innato talento di lasciare che la musica respiri o ruggisca dove necessario”. Plano è infatti molto a suo agio nella transizione fra suoni malinconici e passionali, e nei tre brani di Liszt ha messo in mostra quella dose di virtuosismo che la scrittura del compositore richiede e che il pubblico ama. Ciò nonostante, sono le esecuzioni della prima parte del concerto (Scarlatti, Brahms e Scriabin) a esaltare quella che è sembrata la sua dote migliore: la poetica. Un vero peccato, ad esempio, che di Scarlatti abbia eseguito una sola sonata (K466) per l’eccellente resa del suo elegante suono in atmosfere romantiche. Cleveland fornisce un valido abbrivio alla carriera internazionale del suo vincitore. Con la (sostanziosa) borsa di 15mila dollari, a Plano sono stati anche garantiti due anni di management professionale, la registrazione di un compact disc, ma soprattutto un tour almeno di 25 concerti (fra cui New York): un inestimabile patrimonio per qualsiasi giovane musicista. La giuria non gli ha comunque regalato nulla, se è vero che gli oltre 50 pianisti in concorso sono stati impegnati per 10 giorni, e che il concerto conclusivo ha suggellato le sue doti attraverso uno dei caposaldi della scrittura pianistica, il concerto n°3 di Beethoven. Sul palco c’erano la Cleveland Competition Orchestra e il suo direttore residente, Jahia Ling. E’ interessante notare che prima di arrivare a Cleveland, Plano possedeva già un discreto curriculum concertistico, ma nessun successo di prestigio. E’ quindi probabilmente dalla sua l’evoluzione artistica. Lunedì all’Alice Tully Hall è riuscito a fornire una convincente prova su un repertorio esigente dal punto di vista temperamentale (Liszt e la Sonata-Fantasia di Scriabin), ricavando un suono morbido e ricco nei sei brani dell’op.118 di Brahms (in particolare l’andante teneramente ) e deliziato in apertura con Scarlatti, un autore che esige un tocco moderno ma uno spirito pre-romantico. Dove è stata lanciata una sfida è in apertura di del decondo tempo, con “Retratos y Trascripciones” di Luis De Pablo. Il compositore spagnolo, oggi settantunenne, si è formato alla scuola del serialismo studiando con Maderna, Boulez, Lieti, Stockausen e Deutsch (quest’ultimo allievo di Schoenberg), ma ha mantenuto un’anima etnica che rende divertenti le sue composizioni. Nei tre brani di De Pablo, Plano ha mostrato una consueta fluidità e molto sentimento, quello che appare il baricentro delle sue interpretazioni. Plano ha offerto un concerto brillante che lo definisce un ottimo giovane pianista. In un anno al suo pubblico piacerà riascoltare il suo suono e giudicarlo in modo ancora più lusinghiero. 17/11/2001

AMERICA OGGI (giornale italiano a New York)

Uno straordinario fine settimana di Frederick L. Kirshnit Il mio straordinario fine settimana fuori è stato accompagnato da due straordinari appuntamenti riguardanti il pianoforte, ciascuno dei due contrassegnante il recital di debutto negli Stati Uniti del relativo artista. Venerdì, Delphine... Read More

Uno straordinario fine settimana di Frederick L. Kirshnit

Il mio straordinario fine settimana fuori è stato accompagnato da due straordinari appuntamenti riguardanti il pianoforte, ciascuno dei due contrassegnante il recital di debutto negli Stati Uniti del relativo artista. Venerdì, Delphine Bardin ha presentato una serata intellettuale meritevole di Rudolf Serkin; lunedì, il giovane italiano Roberto Plano ha ricordato un altro gigante del secolo scorso. Anche se tiene i polsi alti sulla tastiera, sotto tutti gli altri aspetti il flessuoso maestro Plano ha evocato il poetico e supremamente sicuro spirito di Vladimir Horowitz. Persino il programma è stato stilato in modo da evocare la leggenda russa. Cominciare con Scarlatti costituiva un marchio di riconoscimento del sotteso e venerato maestro e Plano ha reso la maggior parte delle sottili qualità del Fa minore attraverso una lettura attenuata. Le sorprendentemente imprevedibili scelte di questo genio barocco hanno vibrato nel modo più profondo in un disegno delicato, dal momento che questo promettente giovante vincitore di premi ha mantenuto le sue doti narrative entro i segni di una totale riservatezza e dignità. Ciò che è stato soprattutto impressionante nella prima metà del concerto è stata la matura interpretazione del maestro Plano dei sei brani di commiato di Brahms. Esplorando queste profondità con pazienza e pacatezza, questo eloquente artista non ha affrettato alcuna delle memorabili reminiscenze dell’uomo che muore, dimostrando la sua disciplina espressiva persino in sezioni dove normalmente sarebbe richiesto più lavoro della mano sinistra (nel secondo intermezzo, per esempio). Solo la ballata è stata suonata sonoramente (e potentemente); per il resto, Plano ha adottato una modalità di memoria nella serenità, facendo sembrare persino il Dies Irae qualcosa di confortante attraverso i suoi tocchi ampi e distesi. L’inclusione della musica di Scriabin nel programma ha ribadito il progetto che si sia trattato veramente di un omaggio ad Horowitz. Qui, le prodigiose abilità tecniche di Plano hanno fatto per la prima volta la loro seducente apparizione, il “presto” suonato a velocità supersonica e con accuratezza pressoché perfetta. Come i Finlandesi, i giovani pianisti italiani possono essere annoverati tra coloro che sono in grado di dispiegare quella parte della musica contemporanea che distingue la natura tagliente del loro territorio musicale. Diplomato al Conservatorio “Verdi” di Milano, il maestro Plano ha scelto una composizione di uno degli apprezzati allievi di Bruno Modena, lo spagnolo Luis De Pablo. Questa musica è onomatopeica suppergiù allo stesso modo dei melodie ricalcate sul canto degli uccelli di Messiaen, inventiva e briosa ma anche strettamente metrica, una versione iberica del boogie-woogie stile Broadway di Mondrian. Anche se la partitura non mi era familiare, è apparso evidente che Plano è stato estremamente accurato nell’esecuzione di così numerose note per battuta; certamente il messaggio è giunto alto e chiaro e ha dimostrato che la musica del 1990 potrebbe essere evocativa praticamente negli stessi modi in cui lo è quella del 1860. Dopo una abbagliante interpretazione suonata con tocco grandioso e forte della Ballata n. 2, interpretazione che avrebbe reso orgoglioso persino Wanda, Plano si è dedicato a comunicare la natura poetica delle parti aggiunte per ultime ai dissodanti “Annees de pelegrinage” di Liszt. Tornando ancora una volta alla musica dell’Italia attraverso una porta secondaria, la sua enfasi sull’attenzione del compositore ungherese per il colore locale ha reso questa esecuzione tanto rivelatoria quanto autentica. La prima sezione è una gioiosa rappresentazione di quella modalità di trasporto unicamente veneziana e dei suoi tutori esuberantemente vivaci (quando Wagner più tardi morì a Venezia, Liszt adoperò l’immagine della gondola come una di quelle del corteo funebre) e le melodie popolari suonate da Plano con dita e cuore leggeri si sono instillate insistentemente e piacevolmente nella nostra coscienza collettiva (paragonate i motivi di flauto abruzzesi di Berlioz o i negro spirituals di Dvorak: le migliori melodie popolari sono quelle composte dai maestri della colorazione tonale). E’ stato impossibile non essere contagiati dallo spirito di questi racconti di viaggio dal momento che sono stati intessuti da un così abile oratore. Ho fatto menzione nella mia recensione su Miss Bardin che il tratto comune fra i compositori da lei scelti consisteva nel fatto che erano tutti mancanti nelle loro qualità pianistiche; in questo caso è stato vero l’opposto. Brahms e Liszt (insieme con Sigismond Thalberg e, più tardi, Anton Rubinstein) sono stati i più grandi pianisti della loro epoca; fare al caso loro richiede un bagaglio estremamente sicuro di maestria tecnica. Il maestro Plano possiede con presa ferma la propria tecnica e la dispiega col piglio di un guerriero. La conclusiva tarantella lisztiana ha legato brillantemente i capi liberi del recital; è stata concepita nello stesso stile del tango che ha concluso il De Pablo ed è stata presentata con la stessa eleganza e sensibilità da togliere il fiato. Roberto Plano non ha soltanto mostrato a tutti noi incantesimi pianistici ma ci ha altresì condotto all’interno di un programma magnificamente costruito. Questo giovane leone è stato il vincitore designato all’unanimità del primo premio alla Competizione Internazionale di Pianoforte di Cleveland (in precedenza denominata “Casadesus”). Non sono affatto sorpreso della sua schiacciante vittoria; lui ha avuto il mio voto, e non ero neppure là. 15/11/2001

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Il pianista italiano Roberto Plano sa come far cantare gli Steinway di Wilma Salisbury Il pianista italiano Roberto Plano sa come far cantare gli Steinway. Primo Premio al Cleveland International Piano Competition 2001, il 23enne artista tratta i tasti come... Read More

Il pianista italiano Roberto Plano sa come far cantare gli Steinway di Wilma Salisbury

Il pianista italiano Roberto Plano sa come far cantare gli Steinway. Primo Premio al Cleveland International Piano Competition 2001, il 23enne artista tratta i tasti come cantanti di opera che intonano arie romantiche. Il suono prodotto è bello, e il suo senso della linea musicale infallibilmente lirico. La performance di Plano si è focalizzata sulle personali interpretazioni di un sensibile giovane uomo piuttosto che sull’individualità dei compositori. Sotto le espressive dita di Plano, la Sonata di Scarlatti K466 suonava come un Notturno di Chopin. Tessendo una ragnatela argentata di un suono squisito, il pianista ha evocato un’atmosfera lunare. L’effetto era magico. Nei Klavierstuecke op.118 di Brahms, si è preso ancora delle libertà di stile: forgiando le frasi liiberamente e quasi sciogliendo le melodie, ha fatto sì che questa collezione di piccoli pezzi scorresse su onde di sonorità vellutate. Plano però ha dato la sua performance più persuasiva in Liszt. La Ballata n°2 si è rivelata una storia drammatica in musica. Venezia e Napoli ha dipinto scintillanti quadri sonori di gondolieri intenti a cantare, evocando caratteri operistici e danze paesane. Il pianista era a suo agio in questa musica piena di colori. L’irresistibile performance gli ha fatto vincere una standing ovation. Come risposta, ha suonato un amabile bis, una Canzone Senza Parola di Mendellsohn. Intelligente virtuoso agli inizi di una grande carriera, Plano ha il talento, la tecnica e la personalità per avanzare nella schiera dei grandi del mondo pianistico.

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Musica, i giovani talenti crescono in Lombardia di Claudio Del Frate Un pianista di Varese vince due anni di concerti e un disco negli Usa “Al piano sette ore al giorno ma ascolto anche Phil Collins” VARESE – Esordio tra... Read More

Musica, i giovani talenti crescono in Lombardia di Claudio Del Frate

Un pianista di Varese vince due anni di concerti e un disco negli Usa
“Al piano sette ore al giorno ma ascolto anche Phil Collins”

VARESE – Esordio tra cinque giorni a Cleveland, poi Columbus e subito dopo New York: un concerto alla radio e il 12 novembre il debutto al Lincoln Center. Mica male per un pianista di 23 anni che fino a poco fa si esibiva in giro per l’Italia davanti a pochi appassionati oppure suonava l’organo nella chiesa del suo paese. Ma per Roberto Plano, 23 anni, di Induno Olona, il sogno americano c’è eccome: la scorsa estate ha vinto una sorta di “campionato mondiale” della musica classica negli Stati Uniti e quell’affermazione l’ha catapultato in poche settimane nell’Olimpo dei talenti emergenti. Oggi Roberto vola oltre oceano, dove ha davanti a sé due anni assicurati di concerti e l’incisione di un disco. Una volta tanto la fortuna non è cieca: l’avventura americana premia anni e anni di studio, di ore (sette al giorno) passate alla tastiera; quante in tutto? “Impossibile calcolarlo – racconta Roberto. – Mi sono avvicinato alla musica da bambino, come tanti, attraverso la scuola. La svolta c’è stata a 15 anni, quando ho vinto un concorso internazionale a Stresa; i miei hanno acquistato il pianoforte a coda e mi sono buttato nello studio. A 19 anni mi sono diplomato al Conservatorio di Milano” Figlio di un maestro elementare e di una maestra d’asilo, Roberto non ha “precedenti” musicali nella sua famiglia (“Solo mio fratello maggiore, a quattro anni, ha partecipato allo Zecchino d’Oro, ma senza successo..”), respinge comunque l’idea del concertista chiuso in sé stesso, dedito a uno studio matto e disperatissimo: “Non riuscirei a concepirlo, studiare la musica non mi ha mai impedito di avere degli amici, di andare al cinema, di ascoltare Phil Collins o di fare volontariato all’oratorio”. Fino a oggi la carriera di Roberto si è svolta quasi per intero dentro i confini italiani: qualche concorso vinto, anche prestigioso, concerti qua e là, ma con grande fatica. Serviva un premio internazionale, quello che apre le porte della musica con la emme maiuscola. L’occasione è arrivata l’estate scorsa: “Mi sono iscritto al concorso di Cleveland mandando una cassetta. Siamo stati ammessi in 53, tutto i sotto i 32 anni: si è trattato di un torneo vero e proprio, con la giuria che di volta in volta eliminava metà dei concorrenti. Il “primo turno” consisteva in un’esibizione di 20 minuti, l’ultimo in un concerto con orchestra. Alla fine siamo rimasti in quattro e hanno scelto me. Adesso per Roberto vale quanto affermò Charie Parker all’indomani della sua consacrazione musicale: “Ci sono tante mele sull’albero, ma se sfondi a New York, hai colto la grande mela”. 30/10/2001

CORRIERE DELLA SERA

Plano suona Beethoven di Don Rosenberg Plano, 23 anni, ha fornito una splendida lettura del Concerto di Beethoven. Fluente, paziente e superbamente elegante, ha trovato l'oscurità nell'opera di Beethoven assaporando tuttavia il suo sereno lirismo. Plano ha prodotto un suono... Read More

Plano suona Beethoven di Don Rosenberg

Plano, 23 anni, ha fornito una splendida lettura del Concerto di Beethoven. Fluente, paziente e superbamente elegante, ha trovato l’oscurità nell’opera di Beethoven assaporando tuttavia il suo sereno lirismo. Plano ha prodotto un suono perlato che sapeva farsi valere oppure si ritirava a seconda di quello che la musica richiedeva. Ha mantenuto il brano sul lato classico della linea di confine classico-romantica, definendo temi e passaggi con chiarezza ma anche con ampia tensione per sostenere l’andamento incalzante. Jahja Ling e l’orchestra sono stati congeniali collaboratori.

THE PLAIN DEALER

Fantastico l'italiano Roberto Plano di Don Rosenberg L'italiano Roberto Plano, 23 anni, è stato estremamente fantastico durante i primi tre turni, offrendo un'abilità artistica poetica e coraggiosa che raggiunge il cuore di ogni brano. Il suo repertorio di ieri lo... Read More

Fantastico l’italiano Roberto Plano di Don Rosenberg

L’italiano Roberto Plano, 23 anni, è stato estremamente fantastico durante i primi tre turni, offrendo un’abilità artistica poetica e coraggiosa che raggiunge il cuore di ogni brano. Il suo repertorio di ieri lo ha portato in lungo e in largo, iniziando con l’incipit della Suite di Bartok, suonato con viva immaginazione e vivacità. Le dissonanze stridevano e gli elementi popolari danzavano. Plano ha dimostrato una sensibilità superiore per la sonorità impressionistica in “L’isle joyeuse” di Debussy, brano dipinto con delicate pennellate. In notevole contrasto, ha invece affrontato con tempestoso romanticismo e eloquente ampiezza la Sonata in Fa minore di Brahms. Nonostante un momento di incertezza verso la fine, Plano ha dimostrato di essere un musicista per il quale l’espressione è importantissima.

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L'italiano Roberto Plano ancora una volta ci ha impressionati di Don Rosenberg L'italiano Roberto Plano ancora una volta ci ha impressionati nelle vesti di uno straordinario musicista che mantiene un equilibrio fra una toccante profondità ed una pulizia altamente tecnica.... Read More

L’italiano Roberto Plano ancora una volta ci ha impressionati di Don Rosenberg

L’italiano Roberto Plano ancora una volta ci ha impressionati nelle vesti di uno straordinario musicista che mantiene un equilibrio fra una toccante profondità ed una pulizia altamente tecnica. Ha regalato una calorosa e fluente interpretazione della Sonata di Haydn in Mi bemolle Maggiore, abbracciando sia gli aspetti oscuri e sia quelli brillanti dello spartito. Ancora migliori sono stati i Sei Pezzi di Brahms op.118, pieni di ampi e poetici slanci espressivi, sottili tocchi e una superba padronanza sonora.

THE PLAIN DEALER

L'italiano Roberto Plano, 23 anni, si è rivelato il poeta del concorso di Don Rosenberg L'italiano Roberto Plano, 23 anni, si è rivelato il poeta del concorso, con un innato dono per lasciar respirare o ruggire la musica se necessario.... Read More

L’italiano Roberto Plano, 23 anni, si è rivelato il poeta del concorso di Don Rosenberg

L’italiano Roberto Plano, 23 anni, si è rivelato il poeta del concorso, con un innato dono per lasciar respirare o ruggire la musica se necessario. Il suo repertorio della prova preliminare lo ha mostrato quieto e controllato nella barocca Sonata in Si minore di Scarlatti, drammatico e ardente nello studio di Chopin op.25 n°10 e rimarcabilmente appassionato nella Sonata op.19 di Scriabin.

THE PLAIN DEALER

Persone/Roberto Plano Il Ragazzo di Varese di Alice Avila Ventidue anni, pianista in carriera. Si è perfezionato con Berman, Krafft, Perrotta e Canino. Vincitore di numerosi concorsi, si è esibito anche con orchestra in importanti sale concertistiche. Forse un giorno... Read More

Persone/Roberto Plano Il Ragazzo di Varese di Alice Avila

Ventidue anni, pianista in carriera. Si è perfezionato con Berman, Krafft, Perrotta e Canino. Vincitore di numerosi concorsi, si è esibito anche con orchestra in importanti sale concertistiche. Forse un giorno salirà sul podio. Intanto ha inciso il suo primo cd con musiche di Chopin.

Una maturità stilistica notevole. Con eleganza e precisione ha eseguito pagine lisztiane e brahmsiane al Lyceum Club di Catania entusiasmando il pubblico. Promette bene il pianista Roberto Plano, 22 anni, varesino. Vincitore di numerosi concorsi – tra gli altri, il “ Città di Treviso”, il “Togni “ di Gussago – e della rassegna discografica “Pianisti dieci e lode” promossa dalla “Tau records”, si è esibito in importanti sale da concerto in Italia e all’ estero, anche con orchestra, collaborando con i direttori Donato Renzetti e Giampaolo Bisanti. Lo abbiamo incontrato prima del suo recital.

Come ti sei avvicinato al pianoforte?

Tutto è nato con una pianola Bontempi che mi è stata regalata quando avevo tre anni: mi divertivo molto a strimpellarla e a trovare sui tasti le melodie che conoscevo. Così qualche anno dopo i miei genitori mi hanno portato da un maestro e ci si accorse che quella poteva essere la mia strada. Dopo aver studiato al Liceo musicale di Varese,sono entrato al Conservatorio di Milano verso i sedici anni.

Ti sei perfezionato con Lazar Berman, Walter Krafft, Bruno Canino. Chi senti più vicino al tuo modo di suonare il pianoforte?

Ho cercato di prendere da tutti loro quello che mi poteva servire a formare un mio personale pianismo. Berman e Perrotta mi hanno fatto capire quanto sia importante il gusto musicale e la varietà del tocco Krafft mi ha aiutato molto nella tecnica pianistica, mentre da Canino ho appreso soprattutto la ricerca di un’ assoluta fedeltà al testo. Attualmente studio con Nelson delle Vigne , allievo per molti anni di Arrau e Cziffra, all’ Ecole Normale de Musique “Cortot” di Parigi.

Quali sono i tuoi pianisti preferiti?

Il pianista che stimo di più è Ivo Pogorelich. Un poeta del pianoforte che riesce con ogni tocco sulla tastiera a sprigionare immagini ed emozioni. Amo ascoltare anche Zimerman e Schiff o grandi maestri del passato come Kempff, Backhaus e Arrau.

Hai vinto prestigiosi concorsi internazionali. Ti hanno aiutato?

Non amo molto i concorsi: spesso si viene giudicati da giurie diverse in modo totalmente differente. E questo non è giusto. Ma non ne faccio una colpa alle commissioni, penso soltanto che il concorso non sia il modo migliore per giudicare un artista. D’ altra parte è quasi impossibile fare carriera senza vincerne almeno uno.

Qual è il risultato che ti ha gratificato di più?

Forse la finale all’ “Iturbi” di Valencia dove, dopo una dura selezione – i partecipanti erano più di cento -, ho avuto la possibilità di suonare il Terzo Concerto di Beethoven. Alla fine, il quinto premio mi stava un po’ stretto, ma è la dura legge dei concorsi. Ritengo comunque che il risultato più importante fino ad ora sia stato la vittoria al concorso di Treviso, nel dicembre 2000.

Stai studiando composizione e direzione di coro al “Verdi” di Milano. Progetti in questi settori?

Sto studiando composizione perché ritengo sia basilare per l’ educazione musicale di un artista. Ma non farò il compositore: non ho un buon rapporto con la musica contemporanea. La direzione, invece, mi ha sempre affascinato.

Quali compositori preferisci eseguire?

Sono sempre stato affascinato dalla musica romantica e tardoromantica. Mi sento particolarmente a mio agio nell’ affrontare Brahms , Liszt, e Skrjabin. Nei pezzi di questi compositori , come ad esempio la Sonata – Fantasia n.2 di Skrjabin, riesco a dare libero sfogo alla mia interpretazione.

Quali pezzi porterai in futuro in sala di registrazione?

Nel mio primo cd (per la Sipario Dischi) , ho inciso musiche di Chopin, Liszt e Skrjabin. Ora mi sento maturo per affrontare un programma interamente brahmsiano: la Sonata in Fa minore op.5 e i Klavierstucke op. 118. Brani straordinari che rappresentano secondo me i due aspetti pianistici di Brahms: sinfonico e intimistico. 01/05/2001

SUONARE NEWS

Plano, bravo e sicuro di Roberto Zambonini Il bravo e sicuro Plano è stato capace di restituire a Liszt la dimensione trascendente grazie ad un’esecuzione appassionata eppure sufficientemente staccata e lineare. Con la Suite e l’Allegro Barbaro di Bartok, Plano... Read More

Plano, bravo e sicuro di Roberto Zambonini

Il bravo e sicuro Plano è stato capace di restituire a Liszt la dimensione trascendente grazie ad un’esecuzione appassionata eppure sufficientemente staccata e lineare. Con la Suite e l’Allegro Barbaro di Bartok, Plano ci ha invece fatto respirare aria di folklore ungherese. Se nell’Allegro Barbaro ha saputo recuperare gli impulsi ritmici anche all’interno delle iterazioni di ritmi ostinati e incalzanti, nella Suite op.14 (che pur presenta momenti lirici) ha giustamente esaltato proprio questo pianismo urlato, determinato e incalzante presente soprattutto nei due movimenti centrali. 05/03/2001

LA PROVINCIA

Successo annunciato di Plano di Luca Segalla Successo annunciato di Plano, reduce dalla prestigiosa vittoria al concorso “Città di Treviso”. La sua lucidissima lettura della Suite Op. 14 di Bartok, il suo virtuosismo sempre sottomesso alle idee musicali, l’abbandonarsi alle... Read More

Successo annunciato di Plano di Luca Segalla

Successo annunciato di Plano, reduce dalla prestigiosa vittoria al concorso “Città di Treviso”. La sua lucidissima lettura della Suite Op. 14 di Bartok, il suo virtuosismo sempre sottomesso alle idee musicali, l’abbandonarsi alle atmosfere sognanti ed elusive del Sonetto n° 104 del Petrarca di Liszt, la tensione emotiva nella lunga e densissima Sonata Op. 5 di Brahms si ascoltano davvero di rado, anche nei pianisti più consumati. 25/02/2001

LOMBARDIA OGGI (PREALPINA)

Una piacevole sorpresa di Alice Avila Una piacevole sorpresa ascoltare Roberto Plano, per la prima volta a Catania ospite del Lyceum Club grazie al direttore artistico della stagione Titetta Savarese, collaudata talent-scout; il giovane pianista ha entusiasmato il pubblico –... Read More

Una piacevole sorpresa di Alice Avila

Una piacevole sorpresa ascoltare Roberto Plano, per la prima volta a Catania ospite del Lyceum Club grazie al direttore artistico della stagione Titetta Savarese, collaudata talent-scout; il giovane pianista ha entusiasmato il pubblico – che ha risposto con applausi scroscianti, meritatissimi. Notevole la maturità stilistica di Roberto Plano, nato a Varese appena 22 anni fa. Interamente lisztiana la prima parte del concerto, brahmsiana la seconda. Con puntigliosa proprietà esecutiva sono stati proposti i Tre Sonetti del Petrarca, la Canzone e la Tarantella, tratti del 2°Anno di Pellegrinaggio e dal suo supplemento, Venezia e Napoli. Eleganza e precisione pure nell’interpretazione della Sonata n°3 op.5 in Fa minore di Brahms, poesia in musica resa con la giusta varietà d’accenti da Roberto Plano. Richiestissimi i bis: un Notturno di Chopin e la Danza degli gnomi di Grieg. 04/02/2001

LA SICILIA

Roberto Plano finalista del Concorso Internazionale "Camillo Togni" di Fulvia Conter L’Orchestra Stabile di Bergamo, diretta da Roberto Misto, ha accompagnato con cura l’unico finalista del Concorso Internazionale “Camillo Togni” nel Terzo Concerto di Beethoven. L’opera, ampia e assai difficile,... Read More

Roberto Plano finalista del Concorso Internazionale “Camillo Togni” di Fulvia Conter

L’Orchestra Stabile di Bergamo, diretta da Roberto Misto, ha accompagnato con cura l’unico finalista del Concorso Internazionale “Camillo Togni” nel Terzo Concerto di Beethoven. L’opera, ampia e assai difficile, è stata affrontata con sicurezza e bella tecnica dal 22enne Roberto Plano, di cui abbiamo apprezzato particolarmente il tipo di musicalità romantica nel secondo tempo “Largo”. Grazie alle molte qualità dimostrate da Plano in questa prova e nelle due precedenti, la giuria all’unanimità lo ha proclamato vincitore del 1°Premio. 19/12/2000

IL GIORNALE DI BRESCIA

Roberto Plano di Gianfranco Ferrara ..Plano ha reso la Sonata-Fantasia di Skrjabin, ancora legata al virtuosismo lisztiano, puntando, al di là delle esplosioni sonore, su una nitida definizione formale, suscitando poi entusiasmo nei brani di Liszt, Venezia e Napoli, in... Read More

Roberto Plano di Gianfranco Ferrara

..Plano ha reso la Sonata-Fantasia di Skrjabin, ancora legata al virtuosismo lisztiano, puntando, al di là delle esplosioni sonore, su una nitida definizione formale, suscitando poi entusiasmo nei brani di Liszt, Venezia e Napoli, in cui ha messo in luce straordinarie doti di strumentista nel dominio della tastiera e in capacità di tocco e di colore che esigono queste sublimazioni del costume allora corrente di improvvisare. Come bis un Notturno di Chopin. 08/12/2000

IL GAZZETTINO

Roberto Plano vincitore assoluto di Stefano da Ros ..L’onore di chiudere la serata è toccato al vincitore assoluto, Roberto Plano di Induno Olona (VA), che ha sfoggiato il suo notevolissimo bagaglio tecnico nella Sonata-Fantasia op.19 di Alexandr Skrjabin, il cui... Read More

Roberto Plano vincitore assoluto di Stefano da Ros

..L’onore di chiudere la serata è toccato al vincitore assoluto, Roberto Plano di Induno Olona (VA), che ha sfoggiato il suo notevolissimo bagaglio tecnico nella Sonata-Fantasia op.19 di Alexandr Skrjabin, il cui profilo formale è stato tracciato con chiarezza, e in “Venezia e Napoli” di Franz Liszt, brano ricco di insidie, superate con estrema disinvoltura dal giovane concertista. Gli scroscianti applausi hanno indotto Plano ad offrire come bis un Notturno di Chopin. 06/12/2000

LA TRIBUNA

Gioia nel pensare.... di Egbert Tholl Gioia nel pensare.... Questo Roberto Plano lo sa molto bene, e sembra, come se lui fosse cosciente di questo, che cio’ si affianchi alla naturalezza della sua tecnica. Nello stesso tempo il giovane italiano... Read More

Gioia nel pensare…. di Egbert Tholl

Gioia nel pensare…. Questo Roberto Plano lo sa molto bene, e sembra, come se lui fosse cosciente di questo, che cio’ si affianchi alla naturalezza della sua tecnica. Nello stesso tempo il giovane italiano (classe 1978) non è tipo da negarsi alla bellezza del suono. No, quando vuole, canta e giubila il pianoforte della Kleine Konzertsaal del Gasteig. Ma solo quando lo reputa opportuno. Infatti è molto più interessato ad un suono offuscato e fluttuante piuttosto che a colori esplosivi. Questi ultimi ci sono, ma sono come volutamente smussati; l’intelligenza musicale di Plano (studia Composizione a Milano), e la sua indagine armonica lo portano piuttosto ad un’analisi verticale della partitura. Anche in “Venezia e Napoli” di Liszt tutto rimane chiaro, quasi come se il pezzo fosse sezionato. Ciò nonostante il discorso musicale di Plano non risulta mai sterile. Più volte ama vestire il ruolo dell’architetto, del costruttore di suoni, riuscendo sempre a unire le sue pietre di costruzione sonore. In “Fête-Dieu à Seville” di Isac Albeniz raggiunge momenti di lucidissima conoscenza, nei quali gli arabeschi orientaleggianti vengono risolti con grande esperienza. Con il concerto di Plano si chiude la stagione di quest’anno del Podio Internazionale di Giovani Solisti. C’è da sperare che anche l’anno prossimo ci saranno giovani musicisti così profondi nel proporre il loro lavoro. 13/09/2000

SÜDDEUTSCHE ZEITUNG

Convincente debutto alla Società del Quartetto di Busto Arsizio di Roberto Plano di Luca Segalla Convincente debutto alla Società del Quartetto di Busto Arsizio di Roberto Plano. Il giovane pianista ha affrontato con slancio il denso mondo poetico della Kreisleriana... Read More

Convincente debutto alla Società del Quartetto di Busto Arsizio di Roberto Plano di Luca Segalla

Convincente debutto alla Società del Quartetto di Busto Arsizio di Roberto Plano. Il giovane pianista ha affrontato con slancio il denso mondo poetico della Kreisleriana di Schumann; più passione che malinconia, più Florestano che Eusebio, per citare i personaggi nati dalla fantasia di Schumann. Pulizia, equilibrio e nobiltà di fraseggio hanno caratterizzato la Sonata op.90 di Beethoven, mentre nelle Mazurche op. 33 e nel primo Scherzo di Chopin, Plano si è mostrato ancora una volta interprete maturo, senza dar l’impressione di voler strafare. E questa è una bella dote. 21/11/1999

LOMBARDIA OGGI (Prealpina)

Roberto Plano - Un vero talento.... di Helmut Maurò Roberto Plano - Un vero talento....Grazie al suo recital nella “Kleiner Konzertsaal” al Gasteig di Monaco di Baviera, Plano ha dimostrato che tra i molti talenti protagonisti della stagione del Münchner... Read More

Roberto Plano – Un vero talento…. di Helmut Maurò

Roberto Plano – Un vero talento….Grazie al suo recital nella “Kleiner Konzertsaal” al Gasteig di Monaco di Baviera, Plano ha dimostrato che tra i molti talenti protagonisti della stagione del Münchner Musikseminar si possono trovare anche autentiche rivelazioni. Roberto Plano è riuscito ad utilizzare l’intera tavolozza timbrica del pianoforte; il cristallino pianissimo come il roboante forte. Il giovane pianista è riuscito da subito a portare la sua musica fino alle ultime file della sala piena; non che fosse tutto assolutamente perfetto, ma si potevano avvertire chiaramente le intenzioni del giovane pianista e la sua destrezza, la sua personale e originale interpretazione. Così facendo, Plano si è potuto permettere, per esempio, di eseguire l’Andantino della Sonata in Sol minore di Schumann con estrema lentezza, ma senza che questo desse alcun fastidio o risultasse noioso. Un emozionante e appassionante Pianista. 19/08/1999

SÜDDEUTSCHE ZEITUNG

Plano, pianoforte dal grande futuro.... di Stefano Lamon Plano, pianoforte dal grande futuro....Ognuno ha un suo destino: quello del pianista ventunenne Roberto Plano è di appartenere alla schiera dei virtuosi.... Della Sonata di Beethoven il pianista ha dato una lettura... Read More

Plano, pianoforte dal grande futuro…. di Stefano Lamon

Plano, pianoforte dal grande futuro….Ognuno ha un suo destino: quello del pianista ventunenne Roberto Plano è di appartenere alla schiera dei virtuosi…. Della Sonata di Beethoven il pianista ha dato una lettura di bella intensità espressiva, sorretta da una fluidità di mano che colpisce fin dalle prime note. Dopo un’energica Seconda Sonata di Schumann, Plano ha visitato gli Intermezzi di Brahms, proponendo un sentimentalismo raffinato con un suono liquescente e fascinoso. Quindi, via a capofitto nelle descrittive pagine del diabolico Mephisto Walzer. L’approccio del giovane pianista alla tastiera è assolutamente policromo, con un controllo del tasto preciso in ogni situazione, anche la più veloce. 01/08/1999

LA PROVINCIA

Roberto Plano, una sorpresa di Tamara Pertusini Roberto Plano ha dimostrato di possedere tecnica robusta, vivo senso della forma e chiare intenzioni espressive. Ci ha sorpresi, il ventunenne pianista, per la ricercata fisicità di suono, per il personale modo di... Read More

Roberto Plano, una sorpresa di Tamara Pertusini

Roberto Plano ha dimostrato di possedere tecnica robusta, vivo senso della forma e chiare intenzioni espressive. Ci ha sorpresi, il ventunenne pianista, per la ricercata fisicità di suono, per il personale modo di sgranare la tastiera estrapolando sonorità davvero corpose ma assolutamente compatte, senza mai rinunciare alla resa di una efficace poesia. Forza ed incisività del gesto strumentale, unitamente ad una delicata sensibilità nel cogliere le più sottili sfumature espressive, hanno caratterizzato l’esecuzione di Beethoven e Schumann e Brahms; Plano ha poi padroneggiato con sorprendente scioltezza e maestria coloristica l’esigente virtuosismo del Mephisto Walzer di Liszt, raccogliendo ripetuti e calorosissimi applausi e regalando ancora emozioni con Chopin e Scrijabin per i tre bis richiesti dal pubblico. 01/08/1999

IL CORRIERE DELLA SERA